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Manovra, il Pd non voterà

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L'opposizione è confusa. Letta: "Se questo fosse il testo finale, il giudizio complessivo è negativo, anche se su alcuni punti è positivo"

Eleonora Crisafulli
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Il Pd voterà "no" alla manovra del Governo se il testo non dovesse cambiare, anche se su alcuni punti, come le norme contro l'evasione, il giudizio è positivo. Ad annunciarlo è il vice segretario del partito Enrico Letta. Le "imprecisioni" di Giulio Tremonti, infatti, fanno prevedere "pasticci, errori e buchi da coprire". Nel corso di una conferenza stampa, il rappresentante di un indeciso partito quindi invita il Governo a non porre la fiducia: "Riteniamo che sarebbe profondamente sbagliato se il Governo decidesse di usare il voto di fiducia. Sull'evasione fiscale avremmo intenzione di esprimere il nostro sostegno. E ci sono nostre proposte a nostro giudizio migliorative che vogliamo presentare... La fiducia renderebbe tutto questo impossibile". Il partito non ha ancora le idee chiare nemmeno sullo sciopero generale indetto dalla Cgil. Si valuterà più in là l'atteggiamento da tenere: "E' un tema prematuro, conosciamo da pochi minuti il testo della manovra. Rispettiamo l'autonomia delle parti sociali, sia di chi ha deciso di proclamare in così breve tempo lo sciopero generale, sia di chi ha deciso di assumere un atteggiamento non negativo". Peraltro "vedo che ancora non c'è nessuna data, valuteremo". Al termine della riunione dei capigruppo del Pd, ieri Dario Franceschini aveva dichiarato: "Siamo tutti d'accordo che l'impianto della manovra non convince affatto da quanto emerso fin qui l'intervento va a colpire i soliti noti, non contiene riforme strutturali ma solo misure tampone. E poi c'è un condono totale per noi inacettabile". Anche l'ex segretario però poi aveva aggiunto: "Per lo meno è stata reinserita la tracciabilità, misura introdotta da noi con Visco ministro, tanto vituperata da Berlusconi ma che sono costretti a ripristinare perché si è visto quanto si è perso, avendo tolto quella misura". Un confronto serrato - Sulla manovra avanza qualche obiezione anche il presidente della conferenza delle Regioni, Vasco Errani: occorre aprire un confronto serrato con il governo per modificare il provvedimento. In particolare, le Regioni e le Province autonome "confermano la volontà di fare la propria parte nella manovra per far fronte all'attuale crisi secondo il principio di equa ripartizione tra i diversi livelli istituzionali della Repubblica e per questo giudicano insostenibile la manovra presentata che pesa per oltre il 50% sul comparto delle Regioni".

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