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Il don: "Soldi al canile? Immorale"

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Un parroco del Veneziano dal pulpito invita i fedeli a occuparsi degli uomini e a trrascurare gli animali "in questo momento di risi"

Albina Perri
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Se c'è crisi, gli animali si arrangino. Anzi, aiutarli è perfino immorale. Lo ha detto dall'altare il prevosto di Dese, don Enrico Torta, una località della città di Venezia a nord-est di Mestre. «Voglio bene agli animali, ma in questo momento di crisi ritengo ci siano altre priorità che non realizzare il canile», ha spiegato. Sconcerto tra i parrocchiani, che fino a l'altro giorno erano tutti impegnati a dare un tetto nuovo alle bestiole randage. Il parroco ha detto ai fedeli che fuori, sul sagrato, si poteva firmare la sottoscrizione per il mantenimento del canile a San Giuliano, un paese vicino, ma «adesso - ha agginuto - c'è gente che non sa come tirare la carretta, ci sono persone senza lavoro, che si ammazzano per portare a casa la pagnotta. Non sono certo contro l'obiettivo di dare un nuovo rifugio ai cani, ma ritengo che in questo particolare momento storico avviare un simile cantiere spendendo denaro è molto sbagliato. Non accetto che si pensi agli animali quando ci si dimentica delle persone che sono più importanti, lo trovo immorale».   La sottoscrizione dei cittadini è nata per chiedere al Comune di risistemare il canile esistente, anziché crearne uno nuovo. Quindi, in sostanza, per una ristrutturazione. Nemmeno questo sembra morale al parroco. Gli animali possono pure vivere male, dopotutto.

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