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Case della cricca: non paga l'affitto, Di Pietro sfrattato dal Vaticano

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Nuove rivelazioni di Zampolini: Tonino pressava Balducci per essere introdotto presso la Santa Sede. Ma era moroso, non lo vollero nemmeno ricevere

Albina Perri
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Dall'inviato a Perugia Roberta Catania- Per due anni l'Italia dei valori «non pagò l'affitto dell'immobile in via della Vite» e la congregazione religiosa Propaganda Fide «sfrattò Tonino».  Un episodio spiacevole di cui dà conto Angelo Zampolini e che, probabilmente, è collegato alla mancata entratura del leader dell'Idv presso la Santa Sede.  A parlare di un desiderio dell'ex pm di Mani pulite di avere un «canale» nello Stato Pontificio è sempre lui, il pentito della cricca. Il 22 maggio scorso l'architetto fa mettere a verbale che «Di Pietro pressava Antonio Balducci per essere introdotto in Vaticano». A San Pietro, però, pare non abbiano voluto riceverlo. E così i rapporti tra il  ministro delle Infrastrutture e il presidente dei Lavori pubblici si sarebbero incrinati, tanto che Balducci  lasciò l'incarico (anche se Di Pietro disse di averlo cacciato). Insomma, di carne al fuoco ce ne sarebbe molta, e ora che il factotum della cricca ha ricominciato parlare sono in molti ad avere paura di essere coinvolti nell'inchiesta sui Grandi eventi perché i pm di Perugia sono convinti della bontà delle affermazioni di Zampolini. Ora che il factotum della cricca ha ricominciato parlare sono in molti ad avere paura di essere coinvolti nell'inchiesta sui Grandi eventi perché i pm di Perugia sono convinti della bontà delle affermazioni di Zampolini.  Ricapitolando le questioni immobiliari del “moralizzatore”, grazie all'interessamento di Balducci, Di Pietro avrebbe ottenuto due appartamenti nel centro di Roma di proprietà dell'ente religioso. Il primo, in via delle Quattro Fontane, a due passi dal Quirinale, sarebbe stato preso in vista di un trasferimento della figlia Anna nella Capitale. La ragazza avrebbe dovuto fare il praticantato nel quotidiano del partito, ma il polverone mediatico sulla sua mancata presenza in redazione aveva rovinato i piani e la figlia aveva scelto di rimanere al Nord. Perciò l'appartamento, che nel frattempo aveva cambiato destinazione d'uso (da ufficio ad abitazione) ed era stato rimesso a nuovo, è andato alla tesoriera dell'Idv, Silvana Mura.  Il deputato e il marito hanno quindi giovato dell'opportunità, che per la verità si è dimostrata essere perfino doppia. Perché l'immobile è stato ristrutturato da un'impresa dell'uomo di Balducci e il valore dei lavori sono stati scalati dall'importo previsto per l'affitto. «È per questa ragione», secondo il racconto di Zampolini, «che il canone per l'abitazione di via delle Quattro Fontane è sceso a 1.800 euro».  Ma non è tutto. L'architetto che per anni si è occupato di gestire la liquidità di Diego Anemone (cambiando milioni di euro in assegni circolari), offre ai magistrati umbri anche un altro spunto. Stando al suo racconto, nonostante i prezzi vantaggiosi, il partito non avrebbe pagato il canone per il secondo appartamento, quello in via della Vite. «Perciò», avrebbe spiegato l'uomo agli inquirenti, «l'Italia dei valori è stata sfrattata». Un elemento che si lega con il presunto rifiuto del Vaticano ad incontrare Di Pietro, nonostante Balducci avrebbe fatto di tutto per accontentare il ministro dell'epoca e creargli un contatto con la Santa Sede. Guai seri sono in vista anche per il Capo della Protezione civile, che adesso vorrebbe essere riascoltato dai pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi. Guai seri sono in vista anche per il Capo della Protezione civile, che adesso vorrebbe essere riascoltato dai pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi. Lui continua a negare un legame con la cricca riguardo la casa di via Giulia: «La casa me l'ha data un amico personale», ripete. Dall'altra parte il proprietario dell'appartamento incalza: «Guido Bertolaso pagava in ritardo e a fatica. Comunque non l'ho mai visto, neanche per firmare il contratto. I soldi me li portava in contanti un suo factotum». Un uomo misterioso, del quale in un primo momento Raffaele Curi non ricordava il nome. Convocato in procura, però, ha avuto un flash: «Era Zampolini a consegnarmi le buste con il denaro», dice adesso. Versione confermata dal diretto interessato, che nell'ultimo interrogatorio spiega senza tentennamenti: «Ero io a pagare la casa di Bertolaso». Insomma la situazione del sottosegretario si aggrava. Ma lui continua ad arrampicarsi sugli specchi per negare. In serata fa sapere che il fantomatico «amico personale non è né Zampolini né Raffaele Curi, che non ricorda di aver mai conosciuto, né tantomeno Diego Anemone». E aggiunge che sarà fatta «piena chiarezza» sulla vicenda davanti ai magistrati perugini, «unica sede deputata a questo tipo di chiarimento». D'altro canto i pm non aspettano altro, decisamente insoddisfatti del primo incontro con il capo della Protezione civile che, interrogato ad aprile, aveva omesso troppe cose, tra le quali gli appalti della moglie e del cognato, oltre alla disponibilità della casa di via Giulia.

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