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Iran, donna salvata da lapidazione ora rischia l'impiccagione

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Grazie a una mobilitazione internazionale, Sakineh è stata salvata dalla morte. Ma lei dice che le guardie del carcere la minacciano

Tatiana Necchi
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Il mondo si è mobilitato per salvarle la vita. Questa è la storia di Sakineh Mohammadi Ashtiani, una madre di 42 anni che da cinque anni è rinchiusa nel carcere di Tabriz, finita in carcere perché accusata di adulterio. Un tribunale islamico l'ha condannata, quattro anni fa, alla pena di morte e nel 2007 arriva la conferma della Corte Suprema: la morte deve essere per lapidazione, la pena prevista in caso di tradimento. La pena di morte per lapidazione è una delle pene più terribili. Si tratta di una vera e propria tortura: la vittima viene sotterrata e le viene lasciata fuori solo la testa. Le pietre che le vengono scagliate contro devono essere appuntite ma non troppo grandi per infliggere imemdiatamente la morte. Ma era scattata una mobilitazione a livello internazionale poiché il caso della donna era molto incerto. Lei, infatti, è stata condannata sulla base di una confessione del suo avvocato. Confessione che, però, dice sia stata estorta dopo 99 frustate. Sakineh è stata accusata di aver avuto rapporti con due uomini fuori dal matrimonio. Ma suo marito è morto. Proprio per questo anche all'interno delle istituzioni iraniane si era aperto un dibattito sulla legittimità della condanna  e sull'eventuale vergogna che poteva ricadere sul Paese nel caso in cui la donna fosse stata lapidata. Ma la vicenda di Sakineh non si è ancora conclusa. Infatti ora rischia l'impiccagione. A lanciare l'allarme è stata lei stessa che ha espresso i suoi timori in una conversazione con Mina Ahadi, un'attivista iraniana membro del "Comitato Internazionale Contro le Esecuzioni" che ha sede in Svezia. La Ashtiani ha affermato di «essere consapevole di aver scampato il pericolo della lapidazione e ringrazia per questo il mondo intero - ha dichiarato Ahadi, citata dal quotidiano "The Times" - Ha ancora però il terrore di essere impiccata», ha precisato l'attivista secondo cui la donna nelle ultime ore è stata minacciata di impiccagione dalle stesse guardie del carcere in cui è rinchiusa. Due giorni fa le autorità iraniane hanno deciso di rivedere la sentenza di condanna a morte per lapidazione inflitta alla Ashtiani. «Le condanne come quella alla lapidazione verranno attentamente riviste e probabilmente cambiate», ha dichiarato all'agenzia d'informazione "Irna" il responsabile diritti umani, Mohammad Javad Larijani, facendo particolare riferimento al caso della Ashtiani. La donna era stata condannata sulla base di una confessione ottenuta dopo aver subito 99 frustate, come ha denuncato il suo avvocato difensore Mohammad Mostafei. Questa confessione era stata poi ritrattata.

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