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Barroso striglia l'amministrazione pubblica nostrana

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Dal meeting di Rimini il monito del presidente della commissione europea. "L'Italia va meglio di altri Paesi. Male però debito pubblico e deficit di bilancio"

Roberto Amaglio
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Bene il debito privato, bene le banche, bene anche una disoccupazione tenuta, per quanto possibile, sotto controllo. Sembra una fotografia idilliaca quella che il presidente della commissione europea, Manuel Barroso, ha fatto dell'Italia intervenendo al meeting di Rimini organizzato da “Comunione e Liberazione”. Ma, purtroppo c'è un ma pesante come una casa. A impedire al Bel Paese di spiegare le ali e balzare fuori dalla crisi contribuisce in maniera determinante il problema del debito pubblico. Secondo Barroso, infatti, "riguardo all'Italia, la Commissione Europea sa bene i problemi, ma in alcuni settori l'Italia sta andando meglio di altri Paesi come nel caso delle banche, del debito privato e della disoccupazione che è sotto controllo. Rimangono le criticità come il debito pubblico e il deficit di bilancio. È lì che ci sarà da lavorare per riportare fiducia nell'economia italiana". Del resto i numeri sono indicativi. Nel 2009 il debito pubblico italiano si è attestato al 117% del Pil, con un deficit pubblico attestatosi al 5,3%. Nel 2010, invece, secondo le prime previsioni (dati certi non se ne avranno fino al prossimo anno) ci si attende un deficit in calo (3,8% del Pil) ed un debito in paurosa ascesa al 122%. C'è comunque da sottolineare che la situazione economica estremamente fluttuante non permette di fare valutazioni precise e che i dati a cui si fa riferimento sono quelli di inizio aprile, ossia in una fase in cui stava deflagrando la patata bollente greca. E del resto sono stati molti gli allarmi lanciati dalla Corte dei conti a proposito del debito delle amministrazioni locali, da un lato strozzate dal Patto di stabilità ma dall'altro sempre più scialacquone. Insomma, conclude Barroso, "la situazione rimane volatile, difficile, ma stiamo andando in una direzione migliore anche per merito di alcune misure prese in Europa dagli Stati membri. Possiamo guardare al futuro con fiducia, senza dire di essere seduti sugli allori".

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