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Attentato a Belpietro, stasera sopralluogo

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Procedono le indagini: alle 22.30 le forze dell'ordine simuleranno l'agguato. Il direttore: "Non starò zitto" / Guarda il video

Libero Quotidiano
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"Tutto questo mi mette inquietudine, non capisco quale reato ho commesso per meritare addirittura una condanna a morte". Così il direttore Maurizio Belpietro ha commentato l'aggressione di giovedì sera. "Provo un senso - dice Belpietro - di grande ingiustizia. Questo non è un Paese normale: perché da noi non si possono sostenere opinioni senza pagare con paura e minacce? Evidentemente sostenere idee contro la vulgata corrente si paga, anche con la limitazione della libertà: la scorta è una limitazione della libertà". Ha ricordato che, come lui, anche Vittorio Feltri ed Emilio Fede vivono sotto scorta. "Continuerò a dire quello che penso non ho certo intenzione di stare zitto" ha detto il direttore alla trasmissione di RaiTre Agorà. "Quel che mi è accaduto lo collego certamente ad un clima di odio che c'è in questo Paese". Secondo Belpietro, "non credo si possa parlare di uno squilibrato. Non era un ladro, un ladro non gira con una pistola in mano, ma al limite con un piede di porco". Anche per il cdr di Libero non è stato un gesto di un folle (leggi). Tre spari nella notte, e il cuore di Milano trasformato in un circo brutto di volanti. Guarda il video del direttore Alle 22.35 di giovedì la scorta del direttore di Libero è stata coinvolta in uno scontro a fuoco in pieno centro a Milano, dentro la casa. Belpietro era appena rientrato in famiglia dopo una giornata di lavoro trascorsa a Roma. Scritto l'editoriale che appare in prima pagina in volo, ha spedito il pezzo in redazione e si è fatto accompagnare a casa. Poco dopo aver messo piede nell'abitazione, sono partiti i colpi, sparati dagli uomini che ogni giorno ne tutelano la sicurezza. Di lì a pochi minuti, le vie attorno alla casa di Belpietro si riempiono di uomini e mezzi delle forze dell'ordine. Il direttore viene consigliato dalla scorta: si chiude ovviamente in casa con la sua famiglia. Parte la telefonata alla redazione: "Bisogna riaprire il giornale, hanno sparato fuori da casa mia, non ho capito cosa sia successo, ci sentiamo tra poco". Nei minuti successivi arrivano polizia e carabinieri. Proseguono le indagini dopo l'attentato al direttore di Libero, Maurizio Belpietro.  Stasera, lunedì 4 ottobre, alle 22.30 in via Monte di Pietà a Milano, si svolgerà quello che gli inquirenti chiamano un "esperimento giudiziario": una sorta di simulazione sul posto dell'attentato alla presenza dell'unico testimone, l'agente Alessandro M. A quanto si apprende, sulla scorta delle sue dichiarazioni, gli inquirenti intendono ripercorrere il tragitto seguito dal poliziotto e dall'attentatore per individuare elementi non considerati in precedenza, la via di fuga, eventuali discrasie tra quanto testimoniato e lo stato dei luoghi. All'esperimento giudiziario parteciperà la Procura, la Digos e la Scientifica. La ricostruzione - Il direttore entra in casa. Apre con le sue chiavi, mentre di solito suona: l'ora tarda lo sconsiglia. Saluta la scorta, comunicando come sempre l'orario per l'incontro della mattina successiva. Il caposcorta, con un cambio di abitudini insolito che si rivela probabilmente provvidenziale, per il percorso verso l'auto sceglie le scale anziché l'ascensore. Mentre scende, appena girato l'angolo per imboccare la prima rampa, si imbatte in un uomo che indossava scarpe da ginnastica,  pantaloni bianchi, una lunga camicia grigio verde con delle tasche e delle mostrine sulle spalle, una camicia simile a quelle usate dall'esercito. Quasi volesse farsi “riconoscere” da uno spioncino. Con buona probabilità, quello della casa del direttore, anche se ovviamente ogni ipotesi resta aperta. Alla vista dell'agente della scorta, l'uomo estrae all'improvviso un'arma, secondo le prime e disordinate testimonianze una pistola simile alle Beretta. Tenta di aprire il fuoco. Mira alla testa, per uccidere. L'arma però si inceppa mentre la scorta risponde al fuoco lanciando subito l'allarme. Vengono esplosi tre colpi che, stando all'assenza di tracce nel giroscala, non raggiungono il bersaglio. L'uomo è riuscito a fuggire anche perché il condominio ha diverse uscite. Il resto della scorta si precipita in casa. Belpietro viene chiuso dentro. Il capo degli agenti, dopo aver visto la morte a un millimetro, trova la forza di coordinare le ricerche e di raccontare l'accaduto al direttore. Intanto parte la caccia all'uomo per le vie circostanti. Gli inquirenti sono obbligati a mantenere vive tutte le ipotesi, ma quella più grave è la più ovvia ed è finita nel titolo di apertura di Libero.  La procura di Milano ha aperto un'indagine a carico di ignoti con le ipotesi di tentato omicidio di un poliziotto e porto illegale di armi. "Un attentato". Sono le parole che lo stesso direttore pronuncia al telefono con chi scrive, a metà tra il realismo e l'orrore della consapevolezza. L'uomo armato era a pochi scalini dall'uscio di casa. Se avesse suonato al campanello, per di più con la divisa “d'ordinanza”, sia il direttore sia i suoi familiari avrebbero quasi certamente aperto, pensando si trattasse del caposcorta salutato pochi secondi prima. Per questo la scelta delle scale per tornare all'auto potrebbe essersi rivelata provvidenziale. A sconvolgere tanto gli agenti quanto il direttore è la rapidità fulminea con la quale l'uomo, senza proferire verbo, ha tentato di aprire il fuoco contro l'agente della scorta di Belpietro. Un comportamento diverso da quello di un semplice intruso o ladro. Solidarietà - A sconvolgere la redazione di Libero è l'ipotesi - che per ora ovviamente resta tale - di un'azione violenta indirizzata contro il nostro direttore, cui va la solidarietà e l'abbraccio esteso a tutta la sua famiglia. Affetto e sostegno anche da tantissimi lettori e dal mondo politico, Gianfranco Fini compreso. Mario Ferrera del Pdl denucia il grave episodio: "riflettano e facciano autocritica tutti coloro che soprattutto dai banchi del Parlamento istigano alla violenza e instillano il seme fecondo dell'odio".  Daniele Capezzone, portavoce Pdl è preoccupato: "Solo nell'ultimo mese si contano: l'aggressione contro Marcello Dell'Utri, l'analoga azione squadristica contro Renato Schifani, il lancio del fumogeno che avrebbe potuto sfregiare il leader della Cisl Bonanni, e ora l'attacco armato contro Maurizio Belpietro. Che altro deve accadere?". Clima di tensione - Molti danno la colpa al clima di tensione e violenza che si sta instaurando nel Paese e ricordano il discorso acceso di Antonio Di Pietro alla Camera di qualche giorno fa ma il leader dell'Idv si difende: "Si vergognino coloro che vogliono criminalizzare la protesta. Questo governo dovrebbe riflettere sulle sue politiche fallimentari che non portano alla pacificazione sociale". L'identikit - Come anticipato dal questore di Milano Vincenzo Indolfi, la Digos ha diffuso l'identikit dell'aggressore elaborato dagli esperti della Scientifica sulla base delle indicazioni fornite dal caposcorta di Belpietro. L'aggressore è un uomo dell'apparente età di quarant'anni, tratti somatici caucasici, alto circa un metro ottanta e abbastanza robusto. Ieri sera il ricercato indossava scarpe da ginnastica, pantaloni di una tuta bianchi con bande laterali nere tipo Adidas e una lunga camicia grigioverde con tasche tipo militare e con delle mostrine o dei fregi simili.

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