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La Rai sospende Santoro. Lui prepara un ricorso interno

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Stasera l'ultima puntata prima dello stop di 10 giorni. Masi: "Un altro attacco e lo licenzio" ma poi smentisce

carlotta mariani
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Stasera sarà in onda l'ultima puntata di Annozero prima della sospensione di 10 giorni imposta dal cda Rai come provvedimento disciplinare per gli insulti che Santoro ha rivolta al direttore Mauro Masi. Un Masi che ieri avrebbe dichiarato (smentendo poi la notizia questa mattina) che è pronto al licenziamento del direttore se ci dovesse essere un nuovo attacco. Lo ha detto in un'intervista al Messaggero. "Ma lo sa - spiega Masi - che alla Bbc solo per aver ironizzato sul direttore generale con un messaggio su Facebook un dipendente è stato licenziato? Li-cen-zia-to, mica dieci giorni di sospensione". E conclude: "Ho applicato la normativa vigente". Parole su cui Masi, questa mattina, ha tirato il freno a mano. "Non ho mai rilasciato interviste al Messaggero", ha dichiarato tramite le agenzie. Intanto il conduttore di Annozero, che questa sera sparerà un editoriale al vetriolo, sta già trattando con La7. Qualora la Rai deciderà davvero di disfarsi di lui, il conduttore sarebbe pronto a fare il salto verso la rete del gruppo Telecom Italia, dove già lavora il noto conduttore Enrico Mentana. Per il momento, però, Santoro starebbe preparando le sue contromosse. A quanto si apprende, infatti, il conduttore si appellerà al collegio arbitrale interno per evitare la sospensione. Una decisione che comunque, conoscendo Santoro, verrà anticipata nel consueto monologo di apertura di "Annozero": raramente, infatti, il conduttore si è tenuto per sé le sue vicende personali con l'azienda. I fatti - Da lunedì 18 ottobre, Santoro rimane a secco per dieci giorni. È quanto deicso questa mattina dal Cda della Rai e recapitato al conduttore di Annozero per lettera. I dieci giorni di sospensione e di mancata retribuzione sarebbero dovuti al richiamo della direzione generale dopo la prima puntata stagionale del programma il 23 settembre. Quella sera, in diretta tv Santoro avrebbe apostrofato il direttore della Rai Mauro Masi con un “vaffan…”. Lo stop di 10 giorni è la massima pena prevista e potrebbe far saltare due puntate di Annozero. Replica di Santoro - Il conduttore ha risposto con un'altra lettera, dicendo che è "una procedura ad personam, di una gravità inaudita". "Un vero e proprio attentato alla tv". Secondo Santoro, la sospensione nei suoi confronti "si trasforma così in una punizione per il pubblico, per la redazione, per gli inserzionisti, per la Rai. E, in questo modo, si spezzano le gambe a un programma di grandissimo successo". Ha poi ricordato gli ostacoli posti anche prima ad Annozero, "dopo che ogni settimana deve andare in onda in un clima di tensione, dopo che Vauro e Travaglio - aggiunge Santoro - sono costretti a fornire gratuitamente le loro prestazioni senza che vengano fornite motivazioni di sorta". Il legale del conduttore, Domenico D'Amati, ha parlato di un fatto "molto grave perchè si aggiunge ad altri precedenti comportamenti diretti a ostacolare la messa in onda di Annozero e quindi a sottrarsi non solo ai doveri dell'azienda verso i telespettatori ma anche all'esecuzione di una sentenza del tribunale di Roma confermata in appello". D'Amati si poi rivolto al consiglio di amministrazione perché "non può restare spettatore di questa vicenda in quanto ha precisi doveri di intervento a tutela del pubblico interesse. La sua inerzia comporterebbe una piena assunzione di responsabilità". Il mondo politico - Vincenzo Cita (Pd) della commissione di vigilanza Rai ha commentato: "Naturalmente il problema verra' posto nella commissione di vigilanza. Alla luce delle conclamate faziosita' e delle costanti violazioni del pluralismo ‘Anno zero' diventa il capro espiatorio di comodo. L'alibi per far finta di dare autorevolezza a un gruppo dirigente che da tempo l'ha persa”. "Chiediamo le immediate dimissioni di Masi" scrive in una nota il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. "La sospensione di Santoro e, conseguentemente, di Annozero per 10 giorni è la conferma che l'ordine impartito da palazzo Chigi sulle epurazioni delle voci libere e sulla censura nei confronti delle opposizioni definite scomode è arrivato a destinazione". Accusa l'atteggiamento di Masi anche Italo Bocchino (Fli), che si lancia in paragoni tra Santoro e Minzolini. "Se sono stati dati dieci giorni a Santoro, allora bisognerebbe darne trenta al direttore del Tg1, che mette Fli, nei pastoni dell'opposizione e ignora il presidente della Camera, Gianfranco Fini". Dalla Rai - Il direttore ha precisato che il provvedimento "non può essere in alcun modo considerato riconducibile a iniziative editoriali tendenti a limitare la libertà di espressione o il diritto di critica. Santoro si è reso responsabile di due violazioni disciplinari ben precise". Queste sono "l'uso del mezzo televisivo a fini personali e un attacco diretto e gratuitamente offensivo al direttore generale" ha aggiunto Masi. Nessuna censura quindi e " non esistono dipendenti più uguali degli altri o zone franche all'interno delle quali sia possibile garantirsi il diritto all'impunità, tanto più quando si arriva a insultare il capoazienda in diretta televisiva con una modalità di contenuti ed espressioni che crea un caso che non ha precedenti al mondo". Per il presidente della tv di Stato Paolo Garimberti, è "un provvedimento di esclusiva responsabilità del direttore generale che ho appreso come gli altri dalle agenzie. È quasi superfluo dire che non lo condivido perchè, al di là di altre considerazioni, lo trovo manifestamente sproporzionato". Manifestazione pro-Masi - Intanto, a poche ore dall'ultima puntata di "Annozero" prima dello stop, a Viale Mazzini si sono ritrovati alcuni giovani -circa una cinquantina- appartenenti al gruppo "Riva destra". Hanno manifestato la propria solidarietà al direttore generale Masi e l'opposizione al conduttore. A guidare il sit-in c'erano il deputato del PdL Domenico Gramazio, il segretario nazionale della Fiamma tricolore Luca Romagnoli, il consigliere comunale di Roma del Pdl Andrea De Priamo e il coordinatore regionale del Movimento per l'Italia con Daniela Santanchè-Pdl, Fabio Sabbatani Schiuma. I manifestanti, urlando "Santoro non è la Rai" e "Vaffa...", hanno voluto "difendere la libertà di Masi nel sanzionare un dipendente che insulta pubblicamente il direttore generale". Santoro, secondo loro, "produce programmi a senso unico che non rispettano negli inviti e negli spazi la par condicio e che, di fatto, utilizza a fini personali un'azienda pubblica pagata con i soldi del canone versato da i cittadini".

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