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Vieni via con me, Saviano: "Racconto la macchina del fango"

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Lo scrittore napoletano riaccende la polemica con i vertici Rai. Ospiti della prima puntata Abbado e Benigni

Eleonora Crisafulli
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Dopo le polemiche e le accuse di Saviano e Fazio, è partito ieri il programma Vieni via con me, quattro puntate in prima serata su Raitre per raccontare l'Italia "attraverso piccole e grandi storie quotidiane ed eroiche, sconosciute ed esemplari, per mostrarne gli aspetti drammatici. Ma ci saranno anche le tante realtà positive che ci fanno capire ogni giorno perché vale la pena di credere nell'Italia e di appassionarsi al suo futuro". Così si legge in un comunicato  della Rai. Sarà "un racconto a più voci, intenso ma anche allegro, e scandito dagli elenchi: ciascun ospite porterà il proprio, e sarà un frammento per contribuire a narrare il nostro Paese". I primi a dare il loro contributo saranno il maestro Claudio Abbado e Roberto Benigni. La scelta fra andarsene o restare, "in un Paese in cui la fuga dei giovani talenti è ormai sempre più frequente", è riassunta nel gioco a due fra Fazio e Saviano, "vado via perché/resto qui perché". Il brano di Paolo Conte Via con me. Le accuse di Saviano - Insomma tra conduttori e mamma Rai sembra tornata la pace. Ma la calma è forse solo apparente. Proprio lo scrittore napoletano a poche ore dal deputto scrive su Repubblica: "Vorrei rivolgermi ai giovani stasera per spiegare che la macchina del fango non è nata oggi ma lavora da tempo". In altri termini: "Se ti poni contro certi poteri questi risponderanno sempre con un'unica strategia: delegittimare" il rivale agli occhi dell'opinione pubblica. Una "disinformazione che è più sottile della semplice calunnia". Il riferimento ai vertici si fa presto più esplicito: "Se fossimo stati in silenzio accettando le condizioni che la Rai di Masi ci stava dando", avremmo realizzato un programma che non era quello che avevano in mente. Un "nuovo meccanismo della censura" consiste nel "porre difficoltà alla realizzazione di un progetto, ma nell'ombra" e "poi far parlare i fatti: "andate male, non vi guarda nessuno, avete fatto ascolti da terza serata". Il sistema secondo Saviano prevede "togliere i mezzi perché la qualità si affermi, ridurre luce perché resti in ombra il discorso, questo il nuovo modo per far morire in televisione tutto ciò che può essere cultura". La puntata - Oltre a criticare il "meccanismo fatto di dossier, di giornalisti conniventi, di politici faccendieri che cercano attraverso media e ricatti di delegittimare i rivali" - chiaro riferimento ai giornalisti di centrodestra - Saviano ne ha approfittato per attaccare Masi. Ma il meccanismo descritto dallo scrittore è molto simile a quello messo in piedi da Repubblica nei confronti di Berlusconi: "Delegittimare il rivale agli occhi della pubblica opinione, cercare di renderlo nudo raccontando storie su di lui, descrivere comportamenti intimi per metterlo in difficoltà, così che le persone quando lo vedono comparire in pubblico possano tenere in mente le immagini raccontate e non considerarlo credibile". Eppure ai telespettatori sono state mostrate solo le pagine di Libero e del Giornale,  indicati come "agenti del fango".

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