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Wikileaks contro il Vaticano: "Bertone, uno 'yes man'"

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Dispacci del sito di Assange citano l'ambasciata Usa nella Santa Sede: "Chi informa il Papa?"

domenico d'alessandro
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Le nuove rivelazioni di Wikileaks puntano niente meno che il Vaticano. I cablogrammi dell'ambasciata Usa presso la Santa Sede - resi pubblici dal sito di Julian Assange - prendono di mira il cardinale Tarcisio Bertone, definito "yes man" e i livelli diplomatici del Vaticano. Bertone, inoltre, viene criticato anche perché "parla solo italiano", cosa che gli impedisce di sviluppare qualsiasi esperienza in campo diplomatico. Secondo l'esponente dell'ambasciata Usa nella Santa Sede Julieta Valls, "Bertone ha uno stile pastorale personale che a volte lo porta lontano da Roma, in giro per il mondo, a occuparsi di problemi spirituali prima che di politica estera. Non sono poche - secondo la Valls - le voci che chiedono la destituzione del cardinale dal suo attuale posto". "C'è poi la questione di chi, se c'è qualcuno, porta le posizioni di dissenso all'attenzione del Papa", si legge su un dispaccio pubblicato sul Guardian. Perchè, con lo "yes man" Bertone e gli altri cardinali che non avrebbero un rapporto così confidenziale con Benedetto XVI, il Pontefice potrebbe essere non informato sulle critiche che giungono nei confronti della Santa Sede. "Con Giovanni Paolo II le fughe di notizie erano molto più comuni. Sebbene dannose, queste fughe di notizie lasciavano tempo ai critici delle decisioni pendenti di mobilitarsi e presentare per tempo punti di vista opposti al Papa", riferisce una fonte sulla quale c'è un omissis. Una fonte della Città del Vaticano ha infine riferito all'ambasciata Usa che "Bertone si è distinto per la sua assenza durante la controversia sui lefebvriani e che la Curia è divenuta più disorganizzata che mai sotto la sua leadership". LA REAZIONE DEL VATICANO - Il caso è di "estrema gravità" e la Santa Sede non vuole "entrare nella valutazione dell'estrema gravità della pubblicazione": risponde così la Sala Stampa vaticana alle rivelazioni di Wikileaks, che - prosegue il comunicato - "riflettono le opinioni di coloro che li hanno redatti".

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