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Uguali ma diversi

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di Filippo Facci

Giulio Bucchi
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Alla fine che cosa divida esattamente Pdl e Futuro e Libertà nessuno è in grado di dirlo. Non c'è un'idea dirompente, un tema che abbia originato definitivamente la scissione, non c'è un ultima goccia che abbia fatto tracimare il vaso: e se anche c'è stata, qualche goccia, il vaso non era ricolmo di idee che dividevano, ma di incarichi mal spartiti. I finiani hanno detto molto, moltissimo, ma fatto poco; magari hanno segnato dei distinguo su singole questioni, ma nessuno può dire che questi distinguo facciano parte di un patrimonio politico e programmatico davvero differente. Guardando ai singoli finiani, poi, vediamo che storicamente denotano convinzioni che appaiono trasversali come pure lo sono nel Pdl: i garantisti e i legalisti (o forcaioli) appaiono equamente divisi, i laici e i baciapile pure, a ben guardare non c'è neppure una vera propensione nordista o sudista che contraddistingua nettamente una parte o l'altra. Ha detto qualcosa di decisivo e vincolante, Fini, nei suoi discorsi? Non pare. E alcune idee riformatrici lanciate per esempio da Libertiamo - associazione legata a Benedetto Della Vedova - cozzano decisamente contro altre  più conservatrici. Insomma, parrebbe invero limitato liquidare la scissione tra Pdl e Fli con le solite espressioni «lotta di potere» o «regolamento di conti» o «tradimento», ma forse per una volta non è colpa dei giornalisti.

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