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Avvocatura brasiliana: "No all'estradizione"

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Caso Battisti. L'organo istituzionale suggerisce a Lula: "Lasciare status di rifugiato al terrorista". L'ira del governo: "Inaccettabile. Vogliamo spiegazioni"

Andrea Tempestini
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Uno schiaffo all'Italia e al buon senso. L'Avvocatura Generale brasiliana ha raccomandato al presidente Luiz Inacio Lula da Silva di non concedere l'estradizone in Italia dell'ex terrorista rosso Cesare Battisti. L'ex componente del gruppo armato dei Pac è dunque sempre più vicino ad ottenere il rifugio con cui potrà sfuggire alla giustizia italiana, che lo ha condannato all'ergastolo per il coinvolgimento in quattro omicidi. IL PARERE DELL'AVVOCATURA - Nel parere, l'avvocatura sostiene che il trattato bilaterale tra Brasile e Italia concede a Lula di di far restare nel Paese Battisti a prescidere dalla sentenza del Supremo Tribunale Federale, la più alta assise giudiziaria brasiliana che lo scorso anno aveva autorizzato l'estradizione. L'avvocatura argomenta sostenendo che Battisti potrebbe trovarsi in una "grave situazione" se fosse rimandato nel suo Paese d'origine. "ATTI DI PERSECUZIONE" - La corte continua spiegando che, secondo l'articolo 3 del trattato bilaterale, per il no all'estradizione al presidente basta avere "ragioni per supporre che la persona reclamata (dall'altro Stato, ndr) sarà sottoposta ad atti di persecuzione e discriminazione per   motivi di razza, religione, sesso, nazionalità, lingua, opinione politica, condizione sociale o personale. Oppure che la situazione   possa essere aggravata da uno degli elementi summenzionati".  Insomma, per essere estradati in Italia non è sufficiente aver commesso degli omicidi. POSSIBILE RICORSO - L'Italia, comunque, in quella che appare ormai come una vicenda infinita e senza lieto fine, potrà presentare un nuovo ricorso. La prima volta Roma ottenne ragione da parte della stessa Corte Suprema, e adesso potrebbe sostenere che è stato violato il trattato di estradizione tra i due paesi. La gioranata di giovedì è stata segnata dallo scontro diplomatico e verbale tra Italia e Brasile. Mercoledì l'indiscrezione della stampa brasiliana,  che viene sostanzialmente confermata il giorno successivo: "Lula ha deciso: il terrorsita non verrà estradato". Dietro la ventilata decisione, però, giocano molti fattori. GASPARRI: "UN CRIMINE PROTEGGERE TERRORISTI" - Durissimo il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri: "Il posto di Cesare Battisti è il carcere. E' possibile che un Paese che sceglie come presidente una ex guerrigliera abbia parametri diversi dai nostri. Ma chi protegge i terroristi commette un crimine. Se ne renda conto il Brasile. Non resteremmo in silenzio. Chi tutela assassini ne diventa complice". ALFANO: "FATTO TUTTO IL POSSIBILE" - Il ministro della Giustizia Alfano ha affermato di aver fatto "tutto quanto era nelle proprie possibilità, giuridiche e politiche, perché il Brasile concedesse l'estradizione del pluriomicida Cesare Battisti, già condannato in via definitiva dalla giustizia italiana". LA RUSSA, "ANCHE IL BOICOTTAGGIO" - “Smetterò di fare il pompiere come ho fatto finora con quei parlamentari - molti mi stanno chiamando in queste ore anche non del Pdl - che intendono scendere in piazza rispondendo all'appello di Alberto Torreggiani a cui Battisti ha ucciso il padre”, aveva sottolineato in precedenza il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Quindi ha dichiarato di poter anche “appoggiare iniziative che arrivano al boicottaggio: sconsiglierei a chiunque di andare in un Paese dove gli assassini sono lasciati in libertà", ha continuato. "E molti non comprerebbero più i loro prodotti. Per altro la questione Battisti sta coinvolgendo anche ambienti dell'opposizione che, fosse solo per criticare il governo Berlusconi, sono pronti a mobilitarsi”. COSI' FRANCO FRATTINI - Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha detto che non si esprimerà pubblicamente sul caso Battisti se non successivamente al formale annuncio della decisione del Presidente Lula, sulla quale è prevista anche una presa di posizione ufficiale della Presidenza del Consiglio. Lo ha reso noto un comunicato della Farnesina. Frattini ha anche precisato che "il governo italiano si riserva, sulla base della decisione del presidente brasiliano Lula, di considerare tutte le misure necessarie per ottenere il rispetto del trattato bilaterale di estradizione, in conformità con il diritto brasiliano".  APPELLO DEL PD - Anche il Partito Democratico ha rivolto un appello al presidente brasiliano Inacio Lula da Silva affinchè conceda l'estradizione di Cesare Battisti. "Ci rivolgiamo al presidente del Brasile Lula, che, come dirigenti del Partito democratico e militanti da sempre del fronte progressista in Italia, abbiamo sempre apprezzato e sostenuto", si legge in una lettera che Piero Fassino, Emanuele Fiano e Andrea Orlando, presidenti, rispettivamente, dei forum Esteri, Sicurezza e Giustizia del Partito Democratico, hanno inviato questa mattina all'ambasciatore brasiliano a Roma Josè Viegas Filho.  "Mentre prosegue l'assordante silenzio del nostro governo, ci rivolgiamo a Lula, uomo di sinistra, perchè pensiamo che nessun principio garantista e nessuna salvaguardia dei diritti universali dell'uomo può giustificare l'eventuale non concessione dell'estradizione per il terrorista Cesare Battisti, condannato in Italia all'ergastolo per quattro omicidi compiuti negli anni di piombo", hanno sottolineato BOTTA E RISPOSTA BRASILE-PALAZZO CHIGI - Un senatore brasiliano intervistato dal quotidiano Il Riformista in edicola nella mattina di giovedì 30 dicembre ha fatto sapere che il premier italiano, Silvio Berlusconi, "non avrebbe fatto montare la polemica, qualunque sarà la decisione di Lula". Pronta, è arrivata la piccata smentita di Palazzo Chigi, affidata a una nota. "Sono destituite di ogni fondamento le indiscrezioni di un senatore brasiliano interpellato dal Riformista circa presunte garanzie fornite dal Presidente Berlusconi al Presidente Lula sul caso Battisti. In particolare, mai in nessun incontro fra i due leader il Presidente Berlusconi ha mostrato sottovalutazione per la vicenda dell'estradizione, richiamando invece costantemente la linea perseguita dall'Italia a ogni livello perché Cesare Battisti venga riconsegnato alla giustizia italiana. L'ultimo atto ufficiale di una lunga serie in questo senso è stata la convocazione, il 21 dicembre scorso a Palazzo Chigi, dell'ambasciatore del Brasile a Roma, Josè Viegas Filho, da parte del Sottosegretario Letta".

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