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Caso Boccassini, perquisizioni nella redazione romana de "Il Giornale"

I pm frugano in casa della cronista Anna Maria Greco. Sallusti: "E' una casta violenta". Csm, indagato Brigandì

Giulio Bucchi
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Il Tribunale di Roma ha ordinato la perquisizione dell'abitazione privata di Anna Maria Greco, giornalista del Giornale e autrice di un articolo sulla pm milanese Ilda Boccassini assai contestato la scorsa settimana. Nel servizio, "La doppia morale di Boccassini", la cronista ricordava una vicenda personale che aveva coinvolto il magistrato nel 1982: "L'articolo - spiega il direttore del Giornale Alessandro Sallusti  -conteneva sentenze pubbliche del Csm.  La perquisizione nell'abitazione privata della collega non solo è un atto intimidatorio ma una vera e propria aggressione alla persona e alla libertà di stampa". "Stupisce  - continua il direttore - che soltanto le notizie non gradite ai magistrati inneschino una simile repressione quando i magistrati stessi diffondono a giornalisti amici e complici atti giudiziari coperti da segreto al solo scopo di infangare politici non graditi. Le toghe si dimostrano una casta violenta e illiberale". Il provvedimento, disposto dal pm Silvia Sereni, sarebbe legato alla presunta violazione dell'articolo 323 del codice penale, quello relativo all'abuso d'ufficio.  Gli agenti, ha ricostruito Sallusti, "hanno fatto irruzione a casa della giornalista intorno alle 9" e "hanno sequestrato il computer di Anna Maria Greco e persino quello del figlio". Nel provvedimento di notifica si legge che altre perquisizioni saranno effettuate all'interno della redazione romana del quotidiano. INDAGATO BRIGANDI' - Alla giornalista de Il Giornale le notizie sarebbero giunte tramite Matteo Brigandì, consigliere laico del Consiglio Superiore della Magistratura in quota Lega Nord. L'esponente del Carroccio, secondo l'accusa, avrebbe passato documenti privati alla cronista, ed è dunque indagato per abuso d'ufficio dalla Procura di Roma. Nel primo pomeriggio, inoltre, le forze dell'ordine hanno apposto i sigilli all'ufficio di Brigandì al Csm. LA POLITICA - La prima reazione della politica all'inchiesta arriva dal Pdl, per bocca del portavoce Daniele Capezzone: "Sono tra coloro ai quali non sono affatto piaciuti il titolo e il pezzo de Il Giornale, nei giorni scorsi, relativi a veri o presunti 'atteggiamenti amorosi' della dottoressa Boccassini nel 1982. La vita privata di ognuno non va mai violata". Ma, a maggior ragione, esprimo totale solidarietà al quotidiano milanese e alla giornalista Anna Maria Greco". Il capogruppo del PdL Fabrizio Cicchitto condanna invece "ogni speculazione sulla vita privata, sia che investa con centinaia di intercettazioni Berlusconi, sia che riguardi rivelazioni su episodi personali riguardanti la Boccassini. Il meccanismo investigativo che oggi colpisce così duramente Il Giornale e la giornalista Anna Maria Greco - ha proseguito Cicchitto - è del tutto inaccettabile e gravissimo, poichè rappresenta un autentico attentato alla libertà di stampa che deriva chiaramente dalla logica aberrante dei due pesi e delle due misure. In passato, infatti, di fronte a plateali violazioni del segreto istruttorio non c'è stato - salvo rare eccezioni - alcun intervento della magistratura". GASPARRI: "SCONCERTANTE" - "E' sconcertante l'intervento della magistratura che ha disposto la perquisizione della redazione romana de Il Giornale e dell'abitazione privata della giornalista Anna Maria Greco. Un'azione di forza che fa pensare ad un abuso di potere che non ha spiegazioni". Così il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: "Se la colpa del quotidiano è stata quella di aver reso noto un vecchio fascicolo disciplinare, va anche detto che si trattava di fatti riportati in atti pubblici. Dov'è il reato? O forse la magistratura pensa di poter ignorare la libertà di stampa, il diritto-dovere di informare e vuole riscrivere a suo uso le leggi, intervenendo quando si tocca la casta e chiudendo un occhio quando invece ci sono chiare violazioni del segreto istruttorio su inchieste in corso? Lascia poi increduli", conclude Gasparri, "il trattamento riservato a Matteo Brigandì, membro di un supremo organo quale il Csm, al quale è stato sequestrato l'ufficio. Un fatto di gravità inaudita. Si può spiegare solo ipotizzando che chi ha autorizzato questo gesto non fosse pienamente consapevole del significato che avrebbe assunto". 

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