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Il premier: "Sono tranquillo. Adesso le riforme"

Berlusconi "per amor di patria" non risponde alla domande sul caso Ruby. "Coesi con la Lega. Legge su giustizia più semplice senza Fini"

Andrea Tempestini
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Silvio Berlusconi, dopo il silenzio del giorno in cui è stato rinviato a giudizio con rito immediato per il caso Ruby, in conferenza stampa a Palazzo Chigi parla dell'assedio delle toghe. Spiega che "per amor di patria" non vuole parlare dello "scandalo" di Arcore, ma con un breve accenno spazza il campo dagli equivoci: "Non sono per niente preoccupato". Il premier ha poi spiegato che "rispetto a prima abbiamo una maggioranza minore, ma che può andare avanti e che ci consente non solo di amministrare ma anche di fare delle riforme. Berlusconi ha ribadito che la maggioranza può allargarsi nei prossimi giorni e arrivare a quota 325 alla Camera. Il video-consiglio di Maurizio Belpietro: "Caro Silvio, devi reagire all'assalto delle toghe in un solo modo: torniamo alle urne". "PARLIAMO DI ECONOMIA" - Alcuni giornalisti tentano di rivolgere domande al premier sulla giustizia e sulle ultime vicende che hanno il loro epicentro a Milano, ma Berlusconi li stoppa subito, prima rivolgendosi scherzosamente a un giornalista dicendo "senti biricchino, lascia perdere..." poi, di fronte a una nuova domanda sempre sul tema giustizia, Berlusconi spiega che  "siamo qui a preoccuparci tanto per l'economia...". Quindi ha preso parola il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che ha spiegato ai giornalisti che "siamo disponibili a stare qui anche tre ore, ma per parlare di economia". Di rimando, il premier ha aggiunto: "Allora non ci siamo spiegati bene, per amor di patria non parlo di questo", ovvero del caso Ruby. "Dico solo che non sono per niente preoccupato". "AVANTI FINO AL 2013 CON LA LEGA" - Il presidente del Consiglio ha parlato anche del rapporto con il Carroccio: "Bossi e il vertice della Lega hanno passato tutta la serata di ieri con me, dichiarando la loro vicinanza e la loro volontà di continuare con questo governo: siamo quanto mai coesi e decisi a continuare la legislatura fino al suo termine naturale", ha specificato Berlusconi, cha fa capire di voler governare fino al termine del mandato, nel 2013. "Per due anni e mezzo", ha aggiunto il Cavaliere, "non abbiamo fatto tutte le riforme perché rallentati da una componente statalista della maggioranza rappresentata da Fini e i suoi. Ora siamo sgravati da queste difficoltà e presto arriveremo a quota 325 deputati per fare tutte le principali riforme". Nel mirino c'è la riforma della giustizia: "Abbiamo una giustizia che tutti sapete, con tempi inverosimili" ha sottolineato il presidente del Consiglio. "MAI LA PATRIMONIALE. ORA IL NUCLEARE"  - Berlusconi e Tremonti, dopo la firma dell'accordo post-moratoria per il credito alle Pmi, hanno parlato dell'agenda economica del governo, sottolineando che "la patrimoniale non la faremo mai".  "C'è tutta una serie di impegni che vogliamo rispettare", ha continuato il premier, elencando le misure economiche varate e in dirittura d'arrivo per contrastare la crisi economica. "Abbiamo ereditato un sistema energetico per il quale compriamo all'estero tutta l'energia che serve alle famiglie e alle imprese", ha spiegato il Cavaliere, "e ciò produce un costo che va dal 30 al 50% in Sardegna in più rispetto agli altri paesi, rispetto alla Francia". Questo", ha detto Berlusconi riferendosi all'assetto energetico italiano, "è qualcosa che abbiamo per ora cercato di mettere in una condizione di sicurezza diversificando le forniture di energia che abbiamo dai vari paesi, ma che dobbiamo affrontare ritornando al nucleare, che sarà un discorso lungo ma che comunque è stato iniziato con accordi importanati con altri paesi". Inoltre, come strumento di contrasto all'evasione, Berlusconi ha indicato che "stiamo lavorando al federalismo fiscale". CRESCITA - Il presidente del Consiglio ha poi punzecchiato alcuni analisti economici. "Quando leggo sui giornali articoli di validi opinionisti che sostengono che siamo cresciuti soltanto dell'1,1% dell'1,1% e fanno il paragone con il Pil della Francia cresciuto dell'1,5%, vorrei ricordare che abbiamo il debito pubblico più elevato d'Europa, il terzo del mondo che ci costa cinque punti di Pil all'anno". Il premier ha poi ricordato le ragioni dell'arretratezza del sistema Italia: dalle infrastrutture "carenti" alla pletoricità della pubblica amministrazione, fino al costo dell'energia e la lentezza della giustizia civile. "Da imprenditore prestato alla politica", ha concluso, "dico che è una sofferenza enorme lavorare dentro un sistema molto peggiore di quello che appare fuori".

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