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Gheddafi scaricato anche dalla Russia Libia, ora è emergenza umanitaria

Caos profughi: 6 mila migranti verso la Tunisia. Vertice Ue straordinario 11 marzo. Il Colonnello: "Paese mi ama"

Giulio Bucchi
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Muammar Gheddafi non molla: "La mia gente è pronta a morire per proteggermi". Intervistato in esclusiva dalla Bbc, il Colonnello rilancia e nega l'evidenza. Cioè che la maggioranza della Libia e dei libici non è più sotto il suo controllo. All'intervistatore che gli chiedeva delle proteste, Gheddafi ha risposto che in strada non c'erano i suoi concittadini "ma Al Qaeda". Lasciare il Paese? "Perché? il mio popolo mi difenderà". I leader europei, però, stanno isolando il Colonnello. Anche dal Cremlino è arrivata una frase che non lascia spazio a dubbi o ripensamenti: "Gheddafi non ha più un posto nel mondo civilizzato". E mentre la Russia scarica il rais, cresce l'allarme-profughi: circa 6mila persone, in maggioranza egiziani, sono bloccati al confine con la Tunisia a causa della chiusura della frontiera di Ras el Jedir. Le autorità vogliono stabilire una sorta di filtro per evitare una "valanga umana incontrollata". Dopo l'esodo di 70-75 mila profughi, la situazione alla frontiera tra la Tunisia e la Libia sta raggiungendo "il punto di crisi", ha avvertito l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati. RIUNIONE STRAORDINARIA - Bruxelles per venerdì 11 marzo, nello stesso giorno in cui era già in programma al quartier generale Ue il vertice tra i diciassette membri di Eurolandia, è stata convocata una riunione straordinaria del Consiglio Europeo. Al tavolo, oltre che dei problemi del debito di alcuni paesi, si discuterà anche della crisi libica e delle altre rivolte in atto nel mondo arabo e islamico. Il summit è stato indetto su richiesta del premier britannico David Cameron e del presidente francese Nicolas Sarkozy LA DIFESA - Nel frattempo il rais prosegue la difesa del suo residuo potere. Le forze governative hanno attaccato la città di Misurata controllata dall'opposizione ed hanno ucciso almeno due persone. Nella notte l'esercito ha ripreso il controllo del confine nordoccidentale con la Tunisia, stringendo il controllo intorno a Zawiya, 50 chilometri da Tripoli, con circa una dozzina di veicoli blindati, carri armati e jeep dotati di cannoni anti-aerei. L'offensiva del Colonnello è anche politica: licenziati il capo dei servizi segreti Abdullah Al-Senussi e l'ambasciatore negli Stati Uniti, il filo-ribelli Ali Aujali. BERLUSCONI FRENA - Proprio gli Usa, intanto, premono per un'iniziativa rapida. Ieri Washington ha bloccato i beni del Rais per oltre 30 miliardi di dollari e non ha escluso la carta dell'esilio per il leader libico, ma in un'intervista Il Messaggero, Silvio Berlusconi ha frenato: "In questo momento occorre molta attenzione. Aspettiamo, ora è meglio non entrare in questi dettagli. Noi siamo e saremo perfettamente in linea con quanto deciderà la comunità internazionale". Per il premier italiano non è possibile alcun paragone tra Gheddafi e Saddam Hussein: "Penso si tratti di due situazioni diverse. In questo momento occorre molta cautela perché la situazione in Libia è in continua evoluzione". Si è appreso intanto che martedì sera, alle 20, a Palazzo Chigi si terrà una riunione per affrontare la situazione che si è creata in Libia. GB E NATO PER L'INVIO DI AEREI DA GUERRA - La convinzione delle forze internazionali, comunque, è quella di agire in stretta collaborazione tra Bruxelles e Casa Bianca. A questo proposito Gran Bretagna e gli alleati della Nato starebbero progettando di inviare aerei da guerra in Libia e armi ai ribelli per abbattere il regime del Colonnello Muammar Gheddafi. Secondo il quotidiano britannico The Times, la posizione del governo di David Cameron è in prima fila per estromettere il leader libico ed imepdire un disastro umanitario. La Francia, invece, per bocca del ministro degli Esteri Alain Juppè esclude un intervento militare senza un chiaro mandato in tal senso da parte del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. LA DURA CONDANNA DI MOSCA - Dopo le prime avvisaglie, a scaricare definitivamente il leader libico ci ha pensato anche la Russia. Una fonte vicina al presidente Medvedev ha affermato che "Muammar Gheddafi è un cadavere politico vivente che non ha più posto nel mondo civilizzato". Secondo la stessa fonte, citata dall'agenzia Interfax, Mosca ha condannato con ritardo la repressione delle rivolte perché voleva aspettare che tutti i cittadini russi venissero evacuati, ma "fin dall'inizio ha reagito negativamente alle recenti azioni delle autorità libiche". Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, da parte sua, ha frenato sull'imposizione di una No-fly zone sul Paese nordafricano: "Se ne parla però qualunque misura deve passare dal Consiglio di sicurezza dell'Onu e finora questa proposta non è stata avanzata", ha affermato da Ginevra.

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