Franceschini: "Alla Camera settimana di lotta dura"
Belpietro intervista il capogruppo del Partito Democratico: "Useremo tutti le armi possibili per opporci alle norme su giustizia"
Lunedì 4 aprile è la giornata della visita in Tunisia di Silvio Berlusconi e del ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Si apre inoltre una settimana molto delicata a livello parlamentare, dominata dal tema giustizia. Questi gli argomenti al centro della discussione tra il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, e il capogruppo alla Camera del Partito Democratico, Dario Franceschini. Il colloquio è andato in onda ne La Telefonata di Mattino 5. Inizia una settimana parlamentare piuttosto vivace. Quale sarà il vostro atteggiamento soprattutto sulla giustizia? Siamo in piena emergenza Libia e piena emergenza immigrati, la crisi economica trionfa, e questa settimana in Aula alla Camera abbiamo il conflitto di attribuzione sul caso Ruby, la legge comunitaria in cui c'è l'emendamento sulla responsabilità dei giudici e poi il processo breve. C'è una differenza intollerabile tra cosa hanno bisogno gli italiani e cosa fa il Parlamento, che lavora solo per Berlusconi. Quindi sarà un muro contro muro sulla giustizia in particolare? Noi avremmo una gran voglia di discutere di giustizia e di riforma della giustizia, su cosa si aspettano gli italiani. Ma qui non è giustizia, sono norme finalizzate a cose molto precise. Una per fermare il caso Ruby, la seconda per fermare il processo Mills e la terza per prescrivere tutti i procedimenti che riguardano il premier. Non potremo che opporci, nell'ambito dei regolamenti, con tutte le armi che ci sono consentite. Intende l'ostruzionismo, visto che non sarà posta la fiducia su questi provvedimenti? Useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione. I tempi sono contingentati, avremo alcune ore e le useremo tutte. Cercheremo di far passare degli emendamenti, ma i tempi sono stabiliti dal regolamento. Ci sono alcune manifestazioni già annunciate, sull'articolo 21, del Popolo viola. Il Pd le sosterrà? Ogni tipo di manifestazione, purché sia civile e pacifica, serve a far capire che c'è un paese che non si è assuefatto, che ha ancora voglia di far sentire la propria voce. E' un segnale di vitalità e democrazia. Non c'è il rischio di alzare troppo il livello dello scontro? Abbiamo visto cosa è successo la scorsa settimana alla Camera. Il livello dello scontro è schizzato più dentro che fuori dalla Camera. Abbiamo visto due ministri importanti, uno che ha insultato il presidente della Camera e il sottoscritto in modo mai visto in Parlamento. Il secondo, il ministro della Giustizia, che ha tirato il tesserino in faccia ai gruppi dell'opposizione. Il cattivo esempio ci è venuto da dentro, non da fuori il palazzo. Montezemolo annuncia di voler scendere in politica. Potrebbe essere un vostro candidato? Io ero a Napoli quando Montezemolo ha fatto quel discorso. Credo sia una denuncia molto critica e condivisibile dell'Italia oggi. E' una dichiarazione molto esplicita di scesa in campo. Vedremo. Sicuramente è una personalità, ma prima deve dire lui stesso in che modo, con chi e con quali programmi scende in politica. In un momento come questo di grande emergenza, non sarebbe il caso di trovare una linea comune per far fronte all'emergenza immigrati? In Parlamento di fronte a richieste noi non ci sottraiamo a forme di collaborazione. molte regioni coinvolte sono guidate dal Pd. E' però difficile collaborare quando un ministro dice 'foera di ball'. Si gestisce la cosa in modo davvero dilettantistico, perché nel 2008 a Lampedusa sono arrivati 30mila immigrati. Rispettando le regole del diritto internazionale sono stati mandati i richiedenti asilo in centri appositi, mentre chi andava respinto è andato nel centro di respingimento. Oggi sembra che sia esploso il mondo perché sono arrivati 5mila immigrati in un Paese di 56 milioni di persone. Con un po' di organizzazione e di regole tutto questo non sarebbe accaduto. Voi siete per i respingimenti oppure per la sistemazione degli immigrati nei centri di accoglienza? Noi siamo per rispettare il diritto internazionale e, purtroppo, la Bossi-Fini, che prevede di verificare chi abbia il diritto al rifugio politico. I respingimenti naturalmente non vanno mai fatti in mare. Li si salvano, e poi si rimandano nel loro Paese.