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Silvio attacca: "Lodo Mondadori come una rapina"

Berlusconi a De Benedetti: "Vinceremo". Su assedio giudiziario: "Mi azzannano da tutte le parti. Ora la riforma: senza Fini si può"

Andrea Tempestini
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Silvio Berlusconi si sente accerchiato, ma a mollare non ci pensa nemmeno, e più combattivo che mai si è presentato al convegno dei fondatori del Pdl. "Mi azzannano da tutte le parti, ma io sono convinto di essere nel giusto e vado avanti per la mia strada", ha spiegato riferendosi agli attacchi giudiziari e politici che lo stanno bersagliando con intesità crescente. LODO MONDADORI - Il premier ha voluto parlare anche del lodo Mondadori, che non esita a definire "una rapina a mano armata", con un attacco patrimoniale che, però, "noi vinceremo". Il Cav ha sottolineato come i danni riconosciuti a De Benedetti (del quale ha ricordato come abbia "la tessera numero uno del Pd") ammontano a 750 milioni di euro, contro i 250 milioni di valore della maggioranza della Mondadori. "Ho giurato che nessuno dei fatti sui quali i magistrati hanno costruiti i processi che mi riguardano corrispondono a realtà. Alla fine ci sarà un giudice a Berlino. Non sono mai stato preoccupato", ha rilanciato Berlusconi. RIFORMA GIUSTIZIA - Il premier aveva aperto il convegno con una previsione e con un annuncio: "Vinceremo le amministrative, come abbiamo vinto le altre elezioni, e in seguito ci dedicheremo alla riorganizzazione del partito, anche con convegni". Il primo obiettivo della maggioranza è quello di arrivare a quota 330 deputati, contr i 297 dell'opposizione. La prima mossa, invece, sarà la riforma giudiziaria, "fondamentale per la rimodernizzazione del paese", anche perché è necessario "abolire i partiti all'interno della Magistratura". STOCCATA A FINI - Quindi la stoccata al presidente della Camera, Gianfranco Fini: "Finché c'è stato lui non è stato possibile fare la riforma della giustizia perché c'era un patto tra lui e i magistrati che gli garantivano protezione, mentre lui garantiva a loro che non sarebbe mai passata dalla Camera una riforma sgradita ai magistrati, e che solo quando Berlusconi non ci fosse stato più lui avrebbe discusso con i giudici una riforma della giustizia". INTERCETTAZIONI: "STATO DI POLIZIA" - Il Cav è tornato a scagliarsi contro l'uso ipertrofico delle intercettazioni telefoniche da parte delle toghe e della conseguente pubblicazione sui giornali, un fatto che "non è da stato civile e libero". Per il premier non è possibile che i cittadini non abbiano la garanzia di non essere ascoltati quando telefonano e che le loro conversazioni non vengano scritte. Questo - ha concluso - è il contrario della democrazia. E' uno stato di polizia". CORTE COSTITUZIONALE - Sempre in tema di giustizia, il premier ha voluto ribadire come la Corte Costituzionale "da organi di garanzia è diventata ormai un organo politico. Se a un magistrato di sinistra una legge non piace, la impugna e la porta davanti alla Corte Costituzionale che, da organi di garanzia, è ormai organo politico e boccia quella legge". IMMIGRAZIONE - Non poteva non arrivare una battuta sull'emergenza immigrazione, con l'ondata di sbarchi che giunge dal Nord Africa. Il premier indica come si debba agire "con realismo, ma anche con umanità e generosità". Il riferimento, nemmeno troppo velato, è all'atteggiamento sfuggente della Ue: "L'Europa - sottolinea il Cav - deve assolutamente condividere con noi l'accoglienza dei migranti". Sul 'fronte' italiano, dove tutti i riflettori sono puntati su Lampedusa, il presidente del Consiglio ha detto che "noi garantiamo che quanto successo sull'isola non si ripeterà più".

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