Siria, il regime colpisce ancora: 25 morti a Daraa
L'esercito del presidente Assad reprime le proteste. A Jabla 13 vittime, 300 da metà marzo in tutto il Paese
Sono almeno 25 i morti a Daraa, nel Sud della Siria, durante le vaste operazioni militari condotte dall'esercito regolare di Damasco per reprimere i contestatori del presidente Bashar al-Assad. Lo riferiscono testimoni oculari citati dalla tv panaraba al Arabiya. "I morti potrebbero essere molti di più. L'esercito sta colpendo il centro abitato con proiettili di mortaio. Dai blindati mitragliamo contro le case", è quanto si legge sul sito di monitoraggio Rassd, che trasmette anche su Twitter e che cita testimoni oculari di Daraa. Le fonti ribadiscono che la città meridionale è "completamente isolata". "I cellulari e i telefoni fissi non funzionano", affermano. APOCALISSE - Lo scenario riferito dai testimoni a Daraa è a tinte horror. I corpi delle persone uccise dall'esercito giacciono sulla strada, "le ambulanze non possono dare aiuto ai feriti perché i cecchini e i militari sono dispiegati in tutta la città. Sparano a tutto ciò che si muove". I soldati impegnati nella repressione sarebbero "circa tremila": "Sono entrati nelle case delle persone, hanno sparato a caso contro le abitanti. Noi stavamo dormendo, non manifestando". Non solo uomini, anche mezzi pesanti e carri armati: "Prima delle preghiere dell'alba, verso le 4 e 30 di mattina, le forze di sicurezza siriane hanno fatto irruzione a Daraa - racconta - Le persone stavano recandosi in moschea quanto gli attacchi sono cominciati". APPELLI E VIOLENZE - E mentre 102 intellettuali siriani, tra scrittori e giornalisti, hanno firmato un appello per denunciare le violenze dei soldati di Assad, gli scontri proseguono in molte città del Paese. L'Osservatorio siriano per i diritti umani ha riportato oggi che le forze pro-Assad hanno sparato e ucciso almeno 13 civili nella città costiera di Jabla. Un attivista per i diritti umani a Damasco ha riferito che le forze della sciurezza siriane stanno continuando a interventire anche nella capitale, e in particolare nel sobborgo di Duma, sparando contro civili disarmati e arrestando alcuni residenti. Il bilancio delle vittime dall'inizio delle proteste, a metà marzo, ha superato le 300 unità. Il giorno più sanguinoso è stato venerdì, con 112 morti.