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La Russa: "Una crisi con il Carroccio? Spero di no"

Belpietro intervista il ministo della Difesa: "Tensioni per bombe in Libia, normale dialettica. Informeremo il Parlamento"

Andrea Tempestini
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Martedì il vertice a Villa Madama tra Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy. Tra gli argomenti, il conflitto in Libia, per il quale l'Italia ha appena deciso di partecipare attivamente agli attacchi. Questo lo spunto da cui parte l'intervista del direttore di Libero, Maurizio Belpietro, al ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Il colloquio è andato in onda ne La Telefonata di Mattino 5. In Libia si è deciso per la svolta: gli aerei bombarderanno. Ma cosa faranno di preciso. Il premier ha spiegato che lanceranno dei missili. Il problema non è cosa lanciano, è anche il termine che si vuole usare. I giornali dicono spesso 'bombardare', in realtà noi colpiremo degli obiettivi a terra e l'importante è definire gli obiettivi che vogliamo colpire. Fino ad ora non è che siamo stati a guardare. Abbiamo partecipato alla missione con l'obiettivo di colpire i radar nemici, quindi di sparare, di bombardare i radar libici per consentire la massima sicurezza agli aerei che colpivano obiettivi militari libici a terra. Ora, la necessità che ci è stata segnalata e non abbiamo potuto dire ancora di no, è stata quella di cambiare obiettivo. Non più solo i radar, ma anche degli obiettivi selezionati e rigorosamente militari, in modo certo che i civili non corrano rischi. Cosa spareremo? Utilizzeremo tutti gli assetti che abbiamo, che sono di altissima precisione e che possono colpire in maniera chirurgica un tank, una base militare o un obiettivo che mette a rischio l'incolumità dei civili libici. Lo abbiamo dovuto fare perché è evidente il rischio enorme che corrono i cittadini di Bengasi e Misurata di subire una vera e propria carneficina. Non c'è il rischio di colpire anche obiettivi civili, visto che le truppe di Gheddafi si nascondono nelle città? Addirittura c'è notizia che si siano tolti le divise. Ecco perché noi abbiamo detto che potremo usare i nostri assetti solo contro obiettivi chiaramente identificabili come militari. Però voglio dire che questo rischio c'era già. Non è che partecipare a una missione con il ruolo di coprire chi lanciava i missili fosse eticamente diverso rispetto a quello che facciamo adesso. E' come - ho fatto un paragone e spero non sia troppo banale - chi gioca in una squadra di calcio a centrocampo e chi centravanti. Cambiamo ruolo ma continuiamo a giocare nella stessa squadra. Ci sono state pressioni internazionali? No. Il fatto che fino a ora non avessimo messo a disposizione assetti di questo genere non è dipeso da un fatto etico. Io, da ministro della Difesa, me ne assumo il merito o la responsabilità, scelga lei, avevo concordato che potessimo usare altri assetti da mettere a disposizione. Fintanto che non c'è stata la necessità e non ce l'hanno chiesto insistentemente tutto è andato tranquillamente. Avevamo un altro compito. Nel momento in cui ce  lo chiedono non si può dire 'noi no, ci limitiamo a farvi da spalla'. Diventa impossibile, se vuole l'Italia continuare a svolgere il ruolo che ha chiesto il Parlamento: non potevamo tirarci indietro. La decisione di un ulteriore coinvolgimento in Libia non sembra però piacere molto alla Lega. Si leggono alcune dichiarazioni sui giornali che fanno pensare che il governo potrebbe traballare su questa faccenda. Questo è un problema che affronterà il presidente del Consiglio e il Consiglio dei Ministri. Ma non bisogna drammatizzare: la Lega non ha mai fatto mancare il suo voto per un problema di politica internazionale. Se poi non è nemmeno consentito aprire un dibattito, beh, mi sembra eccessivo. Certo, avrei preferito anche io che non ci fosse questa diversità di opinioni, ma quello che conterà alla fine sarà la capacità del governo di rimanere unito e coeso. L'opposizione, non potendo dire niente, sulla linea della maggioranza, sta puntando solo su un'eventuale frattura che credo non ci sarà e spero non possa esserci. Alla Lega forse non è piaciuto nemmeno che ieri Sarkozy si sia presentato e sia subito arrivato l'annuncio dell'Opa su Parmalat da parte di Lactalis. Non vedo perché la Lega debba avere su questo una sensibilità diversa dagli altri italiani. Noi facciamo parte di una realtà europea e dobbiamo imparare anche noi a non considerare inevitabile la conquista, dal punto di vista di assetti economici, da parte di altri paesi europei. Dobbiamo, anche in questo, cercare di essere in condizione di reciprocità adeguata. Secondo lei servirà un passaggio parlamentare sulla missione in Libia? L'informazione è assolutamente necessaria. Noi siamo già autorizzati dal Parlamento e dal Consiglio dei Ministri a partecipare nei modi più adeguati a svolgere la missione Onu. Ma se il Parlamento ci chiedesse di votare un ordine del giorno non potremmo esimerci, ma la necessità è solo dell'informazione. Il resto è un'eventualità.

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