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Fede sbugiarda le toghe: "Ora subito proscioglimento"

Ruby, direttore Tg4: "Grave errore pm Milano. Telefonata a base inchiesta non è mia, ma di Mora". Bruti tace

Andrea Tempestini
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Emilio Fede si scaglia contro gli scivoloni dei pm e taglia corto, cortissimo: "E' un mio diritto essere prosciolto". L'errore "gravissimo" contro cui punta il dito e che lo scagionerebbe è una telefonata attribuita "casualmente o fraudolentemente" a lui e dalla quale si è mosso il filone dell'inchiesta che lo riguarda nel cosiddetto caso Ruby. Fede contrattacca anche sulla base delle dichiarazioni di un agente che ha affermato di aver ricevuto Karima el-Marough a Milano, dove la ragazza sarebbe arrivata quando era ancora minorenne. Questi gli elementi su cui spinge la difesa di Fede nell'istanza depositata giovedì e con cui si chiede l'archiviazione della posizione del direttore del Tg4, indagato per induzione e favoreggiamento della prostituzione di 32 ragazze maggiorenni e di Karima quando aveva 17 anni. Il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, incalzato dalle accuse preferisce non dire nulla: "Non entro nel merito delle deduzioni difensive". LA TELEFONATA - Secondo Fede, il 14 febbraio 2010 Ruby telefonò all'agente Lele Mora, e non a lui come invece si deduce dai tabulati dell'inchiesta della procura di Milano. Un "errore grossolano", hanno sottolinato in conferenza stampa il direttore del Tg4 e i suoi Legali, Gaetano Pecorella e Nadia Alecci. L'errore - attribuire a Fede un'utenza telefonica che apparterrebbe a Mora - sarebbe alla base di tutto l'impianto accusatorio contro il direttore del Tg4: qjuella telefonata sarebbe stato il contatto tra il giornalista e la giovane che la sera stessa, per la prima volta, partecipò ad una festa ad Arcore. Infatti, quando nel gennaio 2010 Ruby venne a Milano, inizialmente contattò un agente per fare un casting. Dallo stesso agente, da cui venne scartata, fu messa poi in contatto con Lele Mora. E' quanto ha ricostruito Emilio Fede nella stessa conferenza stampa, dopo aver sottolineato di aver depositato in Procura una registrazione nella quale l'agente, incontrato in un ristorante, gli avrebbe ricordato l'intera vicenda. Fede ha ammesso di aver conosciuto Ruby al concorso di bellezza in Sicilia nel 2009, ma ha poi dichiarato di averla rivista soltanto la sera del 14 febbraio ad Arcore, senza averla per altro riconosciuta. "CENE NORMALISSIME" - Fede spiega che, tabulati alla mano, non può aver parlato con Ruby il pomeriggio del 14 febbraio: "Il cellulare agganciato dall'utenza della ragazza non era mio, ma di Lele Mora. Ruby - continua Fede - non l'ho portata io ad Arcore, però mi chiedo perché non è stato accertato con chi lei è venuta a Milano in precedenza e chi ha contattato". Infine una battuta sulle cene a Villa San Martino, dove, assicura Fede, "non ho mai assistito a nessuna scena trasgressiva". IL SILENZIO DI BRUTI - Finito nell'occhio del ciclone, il procuratore capo del pool di Milano, Edmondo Bruti Liberati, si difende dall'attacco dei legali di Fede: "Non entro nel merito delle deduzioni difensive. I processi si fanno nelle aule. Con la chiusura delle indagini - prosegue - vengono depositati tutti gli atti che vengono messi a disposizioni delle difese per le loro deduzioni. In quel momento esamineremo con estrema attenzione e scrupolo gli argomenti delle difese". Bruti Liberati elude le domande dei giornalisti che lo incalzano chiedendogli una valutazione su quanto denunciato dai difensiori del Tg4, nel dettaglio per quel che riguarda un errore materiale nell'attribuzione delle utenze telefoniche. Il magistrato non commenta il deposito del testo, avvenuto giovedì, della testimonianza dell'agente: "Non intendo rispondere nel merito alle deduzione difensive", ribadisce Bruti Liberati.

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