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Il fisco tra Tremonti e Maroni: "Prudenza". "No, coraggio"

Ministro Economia a Giovani di Confindustria: "Riforma? Non si può fare in deficit". Il leghista: "Sfidiamo la congiuntura con gesto inatteso"

Giulio Bucchi
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Prudenza contro coraggio. Il tema della riforma fiscale divide Giulio Tremonti e Roberto Maroni. Il ministro dell'Economia avverte che gli effetti della crisi sono ancora presenti, e che quindi non si può rischiare una manovra in deficit. Il titolare del Viminale, invece, chiede un gesto inatteso, di rottura. Alla Lega, insomma, i conti in ordine non bastano più. Botta e risposta - Il sabato caldo dell'economia italiana inizia a Santa Margherita Ligure, dove Tremonti apre il convegno dei Giovani di Confindustria. "I fattori di instabilità e di crisi che si sono manifestati 3-4 anni fa sono tutti in essere", spiega il ministro agli imprenditori. Per questo, il tempo che stiamo vivendo "ha una cifra alta di incertezza e instabilità. Credo che sia il caso di fare ragionamenti di precauzione e prudenza perché il tempo della prudenza non è finito". Il passo successivo è, per così dire, obbligato: la riforma fiscale. "Non la possiamo fare in deficit - allarga le braccia Tremonti -, non possiamo fare una riforma che crea deficit". Sulla riorganizzazione del fisco "è tutto scritto a pagina 6-7 del Programma nazionale di riforma. Non pretendo sia un best seller da tenere sul comodino - scherza - ma lì c'è già scritto tutto su tempi e numeri". Il richiamo alla prudenza non piace del tutto a Maroni. Il ministro degli Interni risponde a distanza al collega: "La prudenza sì, ma anche il coraggio. Quello di guardare, di mettere in campo una riforma significativa, il coraggio di sfidare la congiuntura e di un gesto importante e atteso, che noi dobbiamo impegnarci a prendere per portarlo a compimento entro i due anni della legislatura". Governo promosso - Per la Lega, la riforma fiscale è punto decisivo del programma di governo. Un governo che fin qui ha pensato soprattutto all'ordine dei conti pubblici. Ma Tremonti non ci sta: "Ringrazio ma lo considero un po' riduttivo, abbiamo fatto molto di più, abbiamo tenuto il bilancio dello Stato". Questo significa "contenere il bilancio delle famiglie, tenere la coesione sociale, favorire il finanziamento alla imprese". A chi lo accusa di tagli indiscriminati, Tremonti risponde: "Vi sembra un taglio lineare concentrare grandi risorse sugli ammortizzatori sociali? Di più, con il consenso delle forze sociali e delle Regioni. Vi sembra una politica non selettiva tenere invariati i diritti dei cittadini su sanità e prestazioni?". In tema di coesione sociale, agli industriali ha rivolto un invito a rivedere la politica dei contratti a tempo determinato: serve "un limite all'uso eccessivo della flessibilità perché c'è stato un abuso". "La soluzione del precariato non passa da una trasformazione in massa di contratti flessibili in contratti indeterminati, come avvenuto nella scuola - è la risposta del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia -. E' il contrario di quello che serve mentre bisogna fare un ragionamento serio. Il mercato del lavoro va riequilibrato perché c'è troppo dualismo: eccessive garanzie per alcuni da un lato e per i giovani un futuro incerto". Niente tasse - Nella mattinata ligure,Tremonti è poi sceso nelle questioni più interne e politiche, a cominciare dalla pressione fiscale. "Non abbiamo intenzione di tassare la prima casa e i risparmi delle famiglie. Questa è una cosa che lasciamo ad altri", ha esordito davanti alla platea ligure. La strada per rimpinguare le casse dello Stato, allora, rimane la lotta all'evasione fiscale, "un grosso serbatoio". "Ora - spiega Tremonti -  si può fare un ragionamento di recupero dell'evasione per una riduzione della pressione fiscale. Il dividendo recuperato va messo sui giovani e gli anziani".

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