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Amore libero, insulto pure 'Vaticano = Guantanamo'

Europride a Roma, orgoglio gay tra le solite provocazioni. Vendola chiede "riconoscimenti giuridici" per le coppie, in piazza della Repubblica ci si sposa. E via ai cartelli "No Vat" contro Chiesa e Benedetto XVI "Nazinger"

Giulio Bucchi
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Un serpentone di "500mila persone". L'Eurogaypride di Roma, a detto degli organizzatori, è un successione. Un corteo con coreografie goliardiche, ironia e provocazioni, in attesa della partecipazione-evento di Lady Gaga, sabato sera sul palco allestito al Circo Massimo (vivi l'attesa su LiberoTv). Da piazza della Repubblica è un tripudio di piume di struzzo, ali di angelo, magliette colorae, paillettes. Amore senza distinzioni, ripete l'Arcigay. Peccato che, tra tanti eccessi (di buoni sentimenti e di folklore kitsch) ce ne siano anche alcuni veri. Per esempio, la Chiesa cattolica non pare degna di cotanto amore. All'inizio del corteo dell'orgoglio gay ecco manifesti con l'immagine di Benedetto XVI (in altri casi ribattezzato Nazinger, con tanto di croce uncinata) e la frase 'Veste Prada, ma è amica di Satana'. Un altro cartellone espone l'immagine della basilica di San Pietro con un divieto e la scritta 'No vat'. Oppure "L'inferno reale: il Vaticano Guantanamo reale".Tra i carri ci sono anche alcuni venditori di palloncini dalla forma fallica e gli ambulanti che ne offrono urlando lo slogan: "Chi è che lo vuole?". Vaticano nel mirino - Tra angeli gay con grosse ali e lesbiche vestite da sposa che chiedono il matrimonio, la parola d'ordine pare prendere in giro Vaticano e dintorni. Qualcuno, per esempio, indossa gilet di pelle nera e una corona di spine come quella che indossa l'uomo che nella canzone Judas di Lady Gaga rappresenta Gesù ("Gesù è la mia virtù", canta la signorina Germanotta), al contrario di Giuda ("Il demonio a cui mi aggrappo"). Cattivo gusto, senso della trasgressione a tutti i costi, semplice avversione politico-culturale: difficile stabilire i confini nel guazzabuglio romano. Il gioco è rompere le regole. In piazza chi vuole si può sposare. Per gioco, naturalmente, ma c'è la fila di gay e lesbiche pronti a inserire i loro volti in cartonati-giganti raffiguranti coppie di uomini vestiti da sposi o donne in abito bianco. Ad inaugurare la cerimonia i leader del movimento gay, tra cui il presidente di Equality Aurelio Mancuso e il portavoce del Gay Center Fabrizio Marrazzo. C'è spazio anche per le denunce vere, come "quelle realtà nel mondo, troppo spesso dimenticate, dove gay, lesbiche e transessuali sono discriminati, torturati, incarcerati, uccisi o che rischiano quotidianamente la pena di morte", ripetono gli organizzatori. Il cappello politico - Non è difficile mettere un cappello politico all'evento. Non basta la presenza della governatrice del Lazio  Renata Polverini ("E' giusto essere qui perché dobbiamo essere presenti come istituzioni") per 'neutralizzare' la carica anti-Berlusconi, anche perché la prima cittadina è stata fischiata e insultata. "Io trovo molto più trasgressivo il premier che l'Europride", scherza a modo suo la deputata del Pd Paola Concia, secondo cui "l'Europride quest'anno si svolge a Roma perché noi siamo un Paese bisognoso per il numero di diritti che abbiamo che è zero. Oggi tutta l'Europa concentra le proprie energie sul nostro Paese". Non poteva mancare la parola di Nichi Vendola, che rilancia: "Mi piacerebbe che al centro, a sinistra e a destra, tutti condividessero la necessità di rendere alle coppie di fatto un riconoscimento giuridico". Per ora, nessuno nel centrosinistra raccoglie l'invito.

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