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Tremonti, nuovo 'no' sul fisco. Maroni: 'Sì a scelte impopolari'

Il ministro: "La prima condizione è equilibrio finanze". Maroni: "Governo deve avere coraggio". Reguzzoni: "No manovra? Ci arrabbiamo"

Andrea Tempestini
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"Scassare il bilancio pubblico è una strategia che non è nell'interesse della gente ed è prodotto dell'irresponsabilità": così Giulio Tremonti all'assemblea annuale di Confartigianato. Secondo il ministro dell'Economia, l'equilibrio delle finanze pubbliche "è la prima condizione in assoluto". Frasi che assomigliano tanto a una nuova chiusura del titolare del Tesoro alla tanto auspicata riforma del fisco, sulla quale crescono le tensioni all'interno della maggioranza. La rivoluzione fiscale è invocata sia da Silvio Berlusconi sia dalla Lega Nord, e se Tremonti non deciderà di allentare i cordoni della borsa, rischiano di saltare gli equilibri nella maggioranza. Però il ministro pare irremovibile: "Le cause della crisi sono ancora tutte presenti. La crisi c'è, ed è inutile dire che non è così". Conti pubblici - Tremonti, di fronte alla platea dell'assemblea degli artigiani, torna a sottolineare come la tenuta dei conti pubblici "non è stato solo un esercizio di ragioneria, un'applicazione di oscure e misteriche discipline ragioneristiche. Noi abbiamo tenuto il bilancio dello Stato: lì dentro c'è il risparmio delle famiglie e c'è la coesione sociale". Per il ministro, "tenere il terzo debito pubblico mondiale (oggi Bankitalia ha comunicato che è stato raggiunto un nuovo record, ndr), diventato il quarto nella crisi, credo sia stato un dato positivo. Tutti insieme abbiamo ottenuto un bene costituzionale fondamentale: il risparmio delle famiglie. L'Italia - ha aggiunto - in questi tre anni, non solo per l'azione del Governo, ma anche delle persone, delle famiglie, degli imprenditori, delle organizzazioni sociali, ha tenuto". Lega Nord infuriata - Ma la tenuta, all'interno della maggioranza, sembra non bastare più. Roberto Maroni prima ha minacciato ("O si cambia o si va al voto"), quindi ha ribadito: "Un governo politico deve avere il coraggio di fare scelte popolari o impopolari, ma scelte che vanno nelle direzione giusta". Il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Marco Reguzzoni, ha aggiunto: "Noi non abbiamo paura di niente. I primi ad arrabbiarci se non facciamo le riforme siamo noi", ha risposto ai giornalisti a Montecitorio sull'ipotesi che ci possano essere dei fischi al raduno di Pontida, domenica prossima, a causa dei maulmori nella base Leghista. Reguzzoni taglia corto: "Non c'è uno scollamento con la base. Loro vogliono le cose che vogliamo noi: fermare l'immigrazione, abbassare le tasse, riformare questo sistema istituzionale ormai obsoleto. Lo vuole la nostra militanza e lo vogliamo noi". L'urgenza, dunque, è quella della riforma fiscale. E la Lega non farà passi indietro. "Noi abbiamo un programma di governo che prevede la riforma fiscale - prosegue Reguzzoni -, e questo va realizzato. Tremonti ha detto che bisogna studiare perché i conti tengano, e questo è giusto. Non è una cosa facile - ha ammesso il capogurppo -, ma si deve fare". Messaggio della Marcegaglia - Dall'assemblea di Confartigianto è arrivato il messaggio anche del leader degli industriali, Emma Marcegaglia. "Confindustria è pronta ad accettare una riforma fiscale - ha spiegato - a invarianza di pressione, purché si abbassino le tasse sui lavoratori dipendenti e sulle imprese". Per la Marcegaglia, la necessità "è abbassare le tasse su chi tiene in piedi il Paese: cioè lavoratori dipendenti e imprese. Ci deve essere certezza del diritto e non si devono cambiare continuamente le leggi fiscali", ha concluso. L'allarme di Confartigianato - Dalla stessa assemblea è arrivato anche il grido di dolore degli artigiani: in Italia il carico tributario è superiore di 3,5 punti di Pil rispetto alla media europea, pari a 54 miliardi di euro di maggiori imposte per i contribuenti, ha sottolineato il presidente di Confartigianato, Giorgio Guerrini, nella sua relazione. Secondo l'organizzazione "gli imprenditori devono dedicare agli adempimenti di burocrazia fiscale 285 ore all'anno, pari a circa 36 giorni lavorativi, il 43% in più rispetto alla media Osce. Noi crediamo in una riforma del fisco - ha sottolineato Guerrini - che abbia l'obiettivo di consolidare il rapporto di reciproca fiducia e rispoetto tra acontribuenti e amministrazione finanziaria". Per Confartigianato serve "un riequilibrio della pressione fiscale tra imprese e lavoro".

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