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Idv, bunga bunga manettaro: procura di Bari apre inchiesta

Si indaga su accuse di estorsione sessuale: al vaglio degli inquirenti i messaggini hard, incontri clandestini e registri degli alberghi

Andrea Tempestini
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Messaggi hard, appuntamenti, richieste di incontri clandestini. E poi registri di alberghi, spese di rappresentanza, luoghi e circostanze: la procura di Bari vuole vederci chiaro sul sexy-gate dell'Italia dei Valori. Dopo la denuncia di Michele Cagnazzo, ex responsabile dell'Osservatorio sulla legalità del partito di Antonio Di Pietro, un fascicolo è stato aperto negli uffici del procuratore capo, Antonio Laudati, e di sicuro la presunta vittima del ricatto sessuale, C. M., sarà presto sentita dagli inquirenti per raccontare la sua verità. Finora è agli atti l'esposto di Cagnazzo, scrittore e criminologo imbarcato da Tonino in quel di Bari proprio per il suo curriculum di esperto antimafia e paladino della questione morale. La vicenda è ormai nota. Cagnazzo aveva un ufficio nella sede pugliese dell'Idv, nella centrale via Calefati, quando l'anno scorso si è imbattuto nella storia di una giovane militante raggirata, a suo dire, dall'allora coordinatore regionale, il deputato Pierfelice Zazzera. Rapporti intimi in cambio di un posto fisso, è l'accusa. Che tradotto nel linguaggio degli uffici giudiziari significa concussione, anche se finora non vi è alcuna ipotesi di reato né vi sono persone iscritte nel registro degli indagati. La svolta, però, da quanto trapela, potrebbe arrivare a breve, quando la stessa donna al centro dello scandalo depositerà una denuncia a carico dei due parlamentari coinvolti: Zazzera, che per primo le avrebbe imposto di fare sesso per avere un lavoro, e il senatore Stefano Pedica, considerato ancora più “in alto” nel partito e dunque utilizzatore finale. «Se vai anche con lui può mettere una buona parola per te», avrebbe consigliato Zazzera alla trentenne disoccupata. Chissà. I due accusati, ovviamente, negano tutto. Pedica giura che con le vicende baresi non ha mai avuto a che fare. L'altro assicura che sia tutta una montatura del Cagnazzo, desideroso di vendicarsi perché è stato cacciato dal partito.   Di sicuro, il Cagnazzo con la sua denuncia ha voluto azzannare l'Italia dei Valori proprio nel suo punto forte, la questione morale. «Dopo quello che mi ha raccontato questa giovane donna non potevo rimanere un minuto di più nell'Idv e non potevo stare zitto», ha detto ieri a «Libero». Per cui, dopo un anno di silenzio e di verifiche in solitaria, il 14 giugno si è presentato al tribunale di Bari con sei pagine fitte di denuncia contro i due ex alleati. Incontri, numeri di telefono, nomi di hotel dove si tenevano i colloqui riservatissimi di lavoro per sistemare la precaria, inviti insistenti dai due politici: c'è annotato di tutto. E poiché il denunciante sostiene di avere prove inconfutabili, da ieri sono partite le indagini degli investigatori. Anche se la diretta testimonianza di C. M. vale più di ogni altro racconto per interposta persona. Cagnazzo nel frattempo ha nominato un avvocato, Renato Bucci, anche perché dovrà difendersi dall'annunciata querela degli esponenti dipietristi. Lo stesso legale dovrebbe occuparsi poi di tutelare la ragazza, che risulta comunque già avere sporto denuncia contro Zazzera, mesi fa, per essere stata infilata, a sua insaputa, nella lista dell'Idv alle elezioni regionali 2010.  Nessun lavoro, dunque, ma prestazioni sessuali tra Bari e Roma. Con la promessa, un giorno di essere sistemata al Parlamento. I giudici, tanto cari a Di Pietro e ai suoi membri, dovranno verificare se c'è stata concussione e millantato credito. Così come si valuterà se per le seratine con la precaria negli hotel sul lungomare, i denunciati hanno pagato con i soldi del partito o con i propri. E se sono andati con l'auto di servizio o con quella personale. di Brunella Bolloli

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