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Tutte le favole di De Magistris sull'affaire Luigi Bisignani

Ex pm attacca: "Cacciato dalla magistratura per perquisizioni alla casa dell'uomo d'affari". Ma tempi e personaggi non coincidono

Andrea Tempestini
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C'è chi pensa che Bin Laden non sia stato ucciso e che le Twin Towers le abbia buttate giù Israele. Figurarsi se può meravigliare che, ridotto il perimetro, ci sia una moltitudine di persone convinta che De Magistris è stato fatto fuori dalla magistratura perché indagava su «poteri occulti e pezzi deviati dello Stato». Di solito, legittimamente, sguazzano negli stessi ambiti politico-culturali. Tra questi c'è soprattutto il diretto interessato, oggi  sindaco di Napoli. Bisognerebbe però chiarirsi le idee: non per fare i precisini, ma dire che «nel 2007 feci una perquisizione a Bisignani e pochi giorni dopo il Guardasigilli Mastella accelerò la procedura di ispezione condotta da alcuni magistrati che indagavano sull'inchiesta P4» contrasta con quanto sostenuto nel tempo. Ricapitoliamo. Quando era ancora pm a Catanzaro ordinò una perquisizione nei confronti di Bisignani, convinto che fosse l'apice di una loggia massonica in quel di San Marino. Si scoprì presto che era pura suggestione (così scrisse il primo giudice che ebbe modo di leggere le carte). Ma è la scansione temporale degli eventi a contraddire ciò che il sindaco di Napoli ha dichiarato 3 giorni fa alla stampa: l'inchiesta Why Not, come rilevato anche dal blogger Sabatino Savaglio, deflagrò il 18 giugno 2007 con una pioggia di avvisi di garanzia. Da quel momento divenne un fatto solo mediatico. Il 2 luglio Bisignani viene indagato insieme ai “prodiani” Gozi e Scarpellini. Il 13 c'è il colpo grosso: Romano Prodi, premier in carica, subisce lo stesso trattamento per «violazione della legge Anselmi sulle società segrete». Succede un macello e il pm diventa un eroe. Il 26 luglio arrivano gli ispettori ministeriali: quasi un atto dovuto visto il caos che si profilava e vista, soprattutto, la struttura periclitante delle accuse. La richiesta di trasferimento arriverà molto dopo, precisamente il 21 settembre: per tutta risposta il Guardasigilli finisce indagato dallo stesso pm su cui aveva, come impone la Costituzione, chiesto di far luce. Il resto si sa: finisce tutto in barzelletta mentre De Magistris spicca il volo grazie a Santoro. Quel che non torna più d'ogni altra cosa è questo: se Bisignani è all'origine dei suoi guai, come si spiegano i circa 70 “interrogatori” resi a Salerno da De Magistris sfociati in un processo, tuttora in corso, dove dell'«uomo chiave» della P4 non c'è traccia? L'ex pm ha sostenuto che i magistrati Murone e Favi, l'avvocato Pittelli, l'imprenditore Saladino ed altri hanno complottato per scippargli le indagini. E Bisignani? O non è vera questa ipotesi, e dunque anche il processo di Salerno è una bufala, oppure non è vero che, toccato Bisignani, lui sia saltato. Non sarebbe il primo incidente “mediatico”. Qualche mese fa, con i boatos della P4 in itinere, De Magistris dichiarò le stesse cose al Fatto: «Ho trovato le stesse persone su cui indagavo in Why Not, come Bisignani e Papa in contatto con Saladino (che subitò lo querelò, ndr)». Non era quel Papa lì ma un imprenditore pugliese omonimo,Vincenzo, e Saladino non sapeva neppure chi fosse Bisignani: come è scritto negli atti di Why Not. Cose che capitano. di Peppe Rinaldi

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