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Sacrifici sì, ma non per tutti: tagli a pensioni. E alla casta?

Nei giorni bui della speculazione cresce l'astio contro la politica. Mercoledì l'incontro tra governo e parti sociali: si va verso un'ulteriore stretta sulla previdenza, ma il Palazzo non vuole abolire le Province, i doppi incarichi o tagliare i parlamentari

Andrea Tempestini
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Il momento è drammatico. A tener banco, come succede ormai da più di due anni a questa parte, è l'economia. La politica per far fronte alla crisi del debito e alla speculazione vuole tagliare le spese e raggiungere il nobile - e imprescindibile - obiettivo del pareggio di bilancio (per l'Italia, una vera e propria rivoluzione). L'asticella, dopo essere stata fissata con la manovra, è stata subito spostata più in alto: lo storico traguardo dovrà essere raggiunto già nel 2013, un anno in anticipo rispetto a quanto previsto dal pacchetto di provvedimenti recentemente varato dal nostro esecutivo. Nel mirino le pensioni - Mercoledì è stato fissato un nuovo incontro tra il governo Berlusconi e le parti sociali, e c'è grande attesa per scoprire quali carte verranno messe in tavola. Il capitolo di spesa sul quale, plausibilmente, più si andrà a incidere è quello delle pensioni. Lo spettro degli interventi allo studio in materia previdenziale è però ampio, e secondo quanti si è appreso - a fronte della nuova crisi - i tecnici dell'esecutivo starebbero pensando di recuperare molte delle drastiche misure che erano state messe a punto per la manovra di luglio, e successivamente ammorbidite. Nel dettaglio, il governo potrebbe agire sul blocco delle pensioni di anzianità per 12 o 18 mesi, e potrebbe anche anticipare - già nel 2012 - le norme di allungamento dell'età pensionabile per le donne. Nel mirino ci dovrebbero finire anche le pensioni di invalidità, le indennità di accompagnamento, la reversibiluità e i doppioni tra detrazioni fiscali e misure assistenziali. La casta non taglia - Misure dure, probabilmente necessarie. Il problema, però, sorge poiché in questo momento difficile la fiducia che i cittadini nutrono nella classe politica è sempre più esile. A contribuire in modo decisivo a questa 'disaffezione' pesa più che mai il fatto che la tanto chiacchierata 'casta' -  a fronte delle misure di austerità - persiste nel non volersi infliggere i tagli e i sacrifici che, al contrario, dovranno sopportare tutti i cittadini 'normali'. Certo, non sarà l'adeguamento dello stipendio di un parlamentare, l'abolizione dei doppi incarichi o la sforbiciata ad auto e aerei blu a far respirare il bilancio dello Stato. Ma se la politica chiede - pescando nelle tasche dei cittadini e tagliando la previdenza - deve anche dare. A maggior ragione in un momento come questo. Astio contro la politica - La difficile congiuntura economica, così, fa montare l'astio della gente nei confronti della casta. Come ricordano Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, "è in gioco la loro credibilità", quella dei politici. Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, rispondendo a un lettore sottolinea: "Un esemplare cambio di passo è non solo possibile, ma indispensabile. E a ognuno di noi - prosegue - spetta una parte della fatica e del sacrificio. A chi fa politica, cioè a chi si è impegnato a servire il bene comune, ne tocca di più e non di meno. Ai nostri eletti rappresentanti non vanno indirizzati insulti e minacce, bensì una richiesta ragionevole e pressante a fare ciò che devono, a dimostrarci che si fanno carico per primi delle difficoltà del Paese". I costi della politica - Anche Libero, da tempo, ha avanzato le sue richieste ai rappresentati del mondo politico. Prima fra tutte quella di abolire le Province, una battaglia nella quale il nostro quotidiano è in prima linea da sempre. Ma contestualmente al taglio degli enti inutili, dovrebbe essere adottata un'intera costellazione di provvedimenti dalla decisiva importanza simbolica, quali rendere trasparenti i costi della politica, abolire i doppi incarichi e dimezzare lo spropositato numero dei parlamentari italiani.

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