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La montagna partorisce il manovrino. Da lacrime e sangue a tarallucci e vino?

Dopo l'emergenza e la paura dei mercati, la tregua. Politici, non fate calcoli furbetti: sarà anche la vostra tomba

Giulio Bucchi
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Eddài, diteci che ci stiamo sbagliando, convinceteci che la sensazione che ci monta dentro è solamente un abbaglio di fine estate: la sensazione, cioè, che la doccia gelida dei mercati internazionali si sia già trasformata in un bagno turco e molto mediterraneo, molto nostrano, vaporoso: in altre parole non si vede più un cacchio, non si capisce se da lacrime & sangue siamo già tornati a tarallucci & vino. Diteci che la promettente consapevolezza "made in Europe" che aveva preventivato ogni cosa (vendite, svendite, tasse giuste e ingiuste, mazzate anti-casta eccetera) non si è già trasformata in una farsa "a saldo invariato" - di cazzate - e diteci, per favore, che la montagna non sta partorendo un manovrino: roba che aveva fatto preventivare 100 (quando l'Europa chiedeva 200) e che ora ridotta al massimo a 20 o 30. Diteci che avete capito che siamo davvero a un punto di non ritorno, che accetteremo le regole dell'economia globalizzata oppure il declino sarà inevitabile, che i vostri calcolini elettorali sono la tomba nostra ma anche vostra: perché le pensioni no, i comuni no, le province no, le regioni no, le pensioni no, i diritti no, il welfare no, i patrimoni no, le aliquote no, gli incarichi no,  i contributi no, i calciatori no, l'Iva no, la Chiesa no, Italia sì, Italia no, ce famo du' spaghi. di Filippo Facci

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