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La rivelazione sui Kennedy: senza pietà con Luther King

Pubblicate le interviste segrete di Jackie: i giudizi senza pietà. "Leader nero donnaiolo". Su Indira Gandhi: "E' una donna orribile"

Lidia Baratta
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C'era proprio un bel giro di sesso e perfidia attorno, e dentro, la Casa Bianca del mito JFK. Sulle sue storie di tradimenti si sa già tutto (o, almeno, crediamo), ma adesso, grazie alle sei ore di intervista esclusiva che la moglie Jackie ha dato allo storico Arthur Schlesinger nel 1964, l'anno successivo all'assassinio di John Fitzgerald Kennedy, impariamo che il vizietto più classico dei potenti di quel tempo riguardò anche un'altra icona della storia progressista americana. Martin Luther King non aveva solo il nobilissimo sogno di abbattere la segregazione razziale, per il quale pagò con la vita, ma anche aspirazioni più prosaiche, non proprio da libri di storia. Dalle intercettazioni del governo emerge che, nelle parole di Jackie, King era il re dei tradimenti, «un impostore» che organizzava e metteva in essere incontri con donnine compiacenti e amanti varie. E lo diceva una che di fedifraghi se ne intendeva, anche se delle proprie esperienze di moglie tradita non fece il minimo cenno a Schlesinger, che da biografo amico non chiese nulla. Domani saranno diffusi il libro (Jacqueline Kennedy: Historic Conversations on Life with John F. Kennedy, editore Hiperion) e le cassette con le registrazioni della lunga chiacchierata, e ci sarà materia per gli storici, come ha detto la figlia Caroline presentando l'iniziativa editoriale. Un'iniziativa doverosa nel cinquantenario dell'insediamento di JFK (gennaio 1961) è la motivazione ufficiale di Caroline, ma in realtà il rilascio dell'intervista è il frutto di un compromesso con la Disney, che in cambio cancellò la trasmissione su ABC tv delle miniserie sui “Kennedy's”, che poi trovò asilo comunque in altri canali. Oggi, su ABC, è in programma un'anticipazione di due ore.   Jackie e John ne hanno per tutti. Parlando del presidente francese Charles de Gaulle lei lo definisce «quell'egomaniaco». Del futuro primo ministro indiano Indira Gandhi lei pensa sia una «acida, insistente, orribile donna». Madame Nhu, cognata del presidente dell'alleato Vietnam del Sud, e Clare Boothe Luce, ex deputata del Congresso Usa, sono accomunate nella frase (oggi) discriminatoria e volgare: «Non mi sorprenderei se fossero due lesbiche». Non si salva neppure Franklyn Delano Roosevelt, il presidente della Grande Recessione, del suo stesso partito: «Ciarlatano è una parola non corretta... ma compì davvero un mucchio di cose per fare effetto».   Il disprezzo politico più esplicito è per il vice Lyndon Johnson. JFK non lo voleva, lo accettò solo perché era lo speaker della Camera. «O mio Dio, ma ti immagini che cosa accadrebbe al Paese se Lyndon fosse presidente?», disse JFK. Profezia che portò male a John e all'America, che si beccò l'escalation in Vietnam. Ma è su Cuba che Jackie scopre i segreti più drammatici. JFK pianse in sua presenza, la testa fra le mani, per la debacle della fallita invasione alla Baia dei Porci. E quando poi scoppiò la crisi dei razzi nucleari russi sull'isola di Castro, il presidente Usa vide davvero vicino il conflitto atomico. «Se qualcosa capita, vogliamo essere qui con te», disse Jackie a John. «Voglio morire con te, e con i figli, piuttosto che vivere senza di te». Una compagna innamorata. Non solo offrì la sua vita quando erano alla Casa Bianca. Si immolò nella parte della perfetta moglie in vita e dopo, a marito morto. Disse che la coppia non litigò mai e che lei si era  impegnata a «creare un clima di affetto e conforto». Jackie, pur giovanissima, non mancò di dare al marito consigli politici specifici, ma lui, pur ascoltandola e stimandola, non diede seguito ai suggerimenti. Un esempio è nel viaggio che Jackie fece in India e Pakistan nel 1962 con sua sorella. Aveva conosciuto l'ambasciatore degli Usa in Pakistan, Walter McConaughy, e lo giudicò malissimo, scrivendo una lettera al marito: «Che ambasciatore senza speranza è McConaughy per il Pakistan, ci sono tutte le ragioni e i motivi perché sia rimpiazzato». «Mio marito fu colpito dalla lettera», raccontò Jackie a Schlesinger, «la mostrò al segretario di Stato Dean Rusk dicendogli: “Questo è il genere di rapporti che mi aspetto da chi fa le ispezioni nelle ambasciate”». Comunque, l'ambasciatore restò al suo posto fino al 1966. di Glauco Maggi

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