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Con un debito a 1.911 miliardi tagli e tasse sono già inutili

Dopo la fiducia alla Camera. Il costo delle misure è di 5.700 euro a famiglia. Ma con questo debito il pareggio è molto difficile

Andrea Tempestini
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La manovora bis da 54,2 miliardi di euro è legge. Tutto secondo copione: ieri la Camera ha dato il via libera definitivo alle misure varate per tenere a galla i conti pubblici del nostro Paese.  L'ok di Montecitorio è arrivato con il voto di fiducia chiesto dal governo di Silvio Berlusconi. A questo punto, dunque, manca solo il visto del Quirinale, che stavolta dovrebbe essere  una formalità. Alla firma del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, arriva un altro pacchetto patchwork, dopo quello confezionato con la manovra di luglio da 47,8 miliardi. In totale, tanto per fare due conti, stiamo parlando di 102 miliardi di euro. Una montagna di quattrini che potrebbe crescere ancora, visto che l'Unione europea ha chiesto al Cavaliere di pensare già a un eventuale terzo intervento. Sul tavolo, per ora, c'è la manovra bis e il  menù, riveduto e corretto per ben quattro volte dal governo e dalla maggioranza di centro destra, è assai ricco. Ci sono nuove tasse tasse, i tagli ai ministeri e agli enti locali, le novità sul lavoro e le pensioni (donne a 65 anni dal 2014), la riforma dei tribunali, la revisione delle indennità per i parlamentari e i comuni piccoli con apparati più snelli. Sui cittadini peserà l'aumento dell'Iva, che passa dal 20% al 21% e scatta dall'entrata in vigore della manovra. Il costo aggiuntivo sarà di 700 milioni, solo per quest'anno mentre a partire dal 2012 sono atteso 4,2 miliardi. Arriva inoltre l'addizionale della tassa automobilistica, a partire già da quest'anno, per gli autoveicoli con potenza fiscale superiore a 225kw.  Per le famiglie, secondo la Cgia di Mestre,  un salasso da 5.700 euro a testa. Corposo il capitolo fisco: dalla lotta all'evasione  alle rendite finanziarie al 20%. La Camera, obbligata ad approvare la manovra senza modifiche per evitare una terza lettura del Senato, si è sbizzarrita a introdurre una serie di corpose integrazioni sotto forma di ordini del giorno su condono fiscale, condono edilizio, Ici sugli immobili della Chiesa, mamme prima in pensione, persino uno spiraglio per la revisione dell'articolo 8 sulla libertà di licenziare. Bocciatura secca da parte delle grandi imprese. Per Confindustria è una manovra tutta tasse che non è in grado di risolvere i problemi dell'economia. L'obiettivo del governo, fra le perplessità solo in parte ammorbidite di Bruxelles, resta ambizioso: raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Nessun intervento, invece, sullo stock del debito dello Stato che continua a crescere: ieri, secondo i dati della  Banca d'Italia, è arrivato, a luglio,  a quota 1.911,8 miliardi. Rispetto a giugno, il buco nei conti statali è aumento di 10 miliardi. Un tale ammontare non può non destare preoccupazione e il taglio del debito, con misure anche straordinarie, come la dismissione di patrimonio pubblico, sarebbe  allo studio dell'esecutivo. Tra privatizzazioni e immobili da vendere  si parla di una gigantesca operazione da 400 miliardi di euro.  I tempi sono stretti e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, sta portando avanti il piano. Per ora, il responsabile di via Venti Settembre guarda alle (poche) buone notizie. A esempio quelle sul fronte   delle entrate tributarie: nei primi sette mesi del 2011 sono arrivate a  221 miliardi, (+1,3%). Andamento che, però, non pare in grado di frenare la corsa del debito verso la soglia critica dei  2mila miliardi. di Francesco De Dominicis

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