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Prestiamo il governo alla sinistra E per sei mesi li critichiamo noi

La provocazione: dopo tante critiche al Cav, Bersani e Nichi prendano la guida del Paese. Così vediamo i loro disastri

Veneziani Gianluca
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Ho in mano una proposta di quelle che non si possono rifiutare, e che risolverà tutti i problemi politici del nostro Paese. Vengo e mi spiego. È giudizio unanime che quanto a immagine politica del nostro governo e quanto a contesa feroce fra le due coalizioni del bipolarismo all'italiana siamo ai minimi storici. Da una parte un governo che arranca, che si gioca tutto se sì o no un tipino sospetto del suo schieramento andrà ai ceppi o no, e non c'è giorno che passa che Nicole Minetti non sia  in vetrina e non per motivi di sua eccellenza  politica, e persino il Superministro Giulio Tremonti è triturato dalle rivalità interne alla coalizione, e ogni giorno il differenziale tra quel che costa il nostro debito e quel che costa il debito tedesco si avvicina sempre più alle stelle, e ogni giorno nella vita delle famiglie medie c'è qualche briciola di reddito che scompare e qualche voce dei costi che aumenta. E dall'altra parte dello schieramento politico? Un'incessante litania rivolta al capo del governo ad andarsene via da Palazzo Chigi dopo avere raccattato lo spazzolino da denti e il pigiama. Ad andarsene via “ad horas”, piuttosto un minuto prima che non un minuto dopo. Ad andarsene via e lasciare la poltrona a una qualche figura rappresentativa che guidi un governo che si impegna a cambiare la legge elettorale, e vi immaginate il sollievo dei mercati e delle borse mondiali nel sapere che l'Italia non è che smette di mandare in pensione bamboccioni e bamboccione di 60 anni, e bensì fa una riforma elettorale. Purtroppo è una situazione molto peggio che all'Inter, dove il prode Gasperini non era andato benissimo ma dove hanno potuto prendere al volo un eccellente mister che lo sostituisse. Ebbene, mettiamo che Berlusconi sia il Gasperini dell'Italia politica, uno che vada rimosso a tutti i costi pur di rincuorare la squadra-Paese, ma chi ci mettiamo al suo posto? Quale altro allenatore e con un contratto di quanti anni? Ecco che arriva la mia proposta, quanto di più geniale. Facciamo esattamente come si fa nel calcio, non a caso la grande metafora di quel che avviene nel Paese. Facciamo come nel calcio, che quando una squadra ha un giocatore di cui non è convinta, o perché non gli trova il ruolo o perché lui è di cattivo umore o perché non va d'accordo con l'allenatore, lo presta a un'altra squadra. La mia proposta genialissima è che la coalizione di maggioranza presti il governo all'opposizione con diritto di riscatto a sei mesi. Più semplice di così. Via Berlusca, via Tremonti, via quel ministro Gelmini che ce l'ha tanto con la scuola e con gli studenti, via Bossi che vuole dare il via all'insurrezione “padana”, via Brunetta che non sta simpatico a nessuno perché è molto borioso e un po' se li cerca i guai massmediatici, via tutti loro e per sei mesi le poltrone sono lì a disposizione degli uomini delle cinque o sei sinistre che scorrazzano per l'Italia. La sinistra di Vendola (al quale mando la mia solidarietà per le cafonaggini che su di lui ha pronunciato Emilio Fede), la sinistra di Rosy Bindi, la sinistra della Cgil-Camusso, la sinistra della Fiom-Landini, la sinistra del Fatto (lo leggo ogni giorno e mi diverto moltissimo), la sinistra dell'Italia dei Valori di Tonino Di Pietro (e anche se a quel partito manca adesso un protagonista del valore di Scilipoti), la sinistra di D'Alema (e anche se oggi lui è uno che persino quelli della sua gente gli gridano contro), la sinistra del simpatico spaccone fiorentino Matteo Renzi. Mi direte che tutti loro in comune avranno sì e no l'uso dell'iPhone. Non importa. Per sei mesi sono loro che battono la palla. Sono loro che si misurano con le voragini del debito pubblico, con il fatto che la sanità è un pozzo di sperperi senza fondo e che prima o poi ci dovrai dare uno stop, con il fatto che la costruzione dell'autostrada che porta a Reggio Calabria è la dimostrazione che al mondo di infinito non c'è soltanto Dio, col fatto che su cento euro prodotti dal lavoro italiano almeno il trenta per cento sfugge al fisco, col fatto che la nostra pressione fiscale è tale da incoraggiarla l'evasione fiscale, con il fatto che non puoi mandare in pensione sessantenni uomini e donne che hanno un'attesa di vita tra i 20 e i 25 anni. Per sei mesi sono gli uomini delle sinistre che battono la palla. Per sei mesi cose serie, problemi veri del Paese. Per sei mesi niente Nicole Minetti, né prima né dopo i pasti. Per sei mesi vediamo se il nostro debito pubblico scende di 100 euro o di 1000 euro o di un miliardo di euro, o nemmeno di un centesimo. Per sei mesi vediamo se le borse, a furia di non sentir più parlare di bunga-bunga, si accenderanno di entusiasmo per i nostri titoli. Sei mesi sono lunghi, se uno vuole lavorare bene e sa lavorare bene. Non ricordo più se Roma o il mondo erano stati fatti a suo tempo in sette giorni. Sei mesi in cui tutt'e due le parti in campo si assumono un rischio. Se quelli dell'opposizione sono dei velleitari, allora la maggioranza ha tutto il diritto di riprendersi il governo sino a fine legislatura. Se quelli dell'opposizione sono dei Rambo, sarà tanto di guadagnato per tutti. Mi direte che tutto questo l'ho scritto per farvi ridere? E che altro ci resta da fare dato che di lacrime da versare sulla nostra condizione di italiani non ne abbiamo più? di Giampiero Mughini

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