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Brunetta: "Giulio cambi. Manovre? Solo antibiotici, servono riforme"

Il ministro al 'Corriere': "Giulio non può più risolvere tutto da solo". Servono riforme: "Privatizzazioni, no patrimoniale"

Giulio Bucchi
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Fiducia a Giulio Tremonti sì, ma con un cambio di strategia. Il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, in un'intervista al Corriere della Sera, fa autocritica ma pare un affondo al collega: c'è stato "un errore collettivo", quello di pensare che Tremonti "potesse risolvere tutto". Insomma, "Tremonti sinora è stato un eccellente ministro dell'Economia, ma non può rappresentare da solo la collegialità del governo. Lui non lo può più pretendere; Berlusconi non glielo può più consentire". Brunetta però sottolinea come le eventuali dimissioni di Tremonti siano "un trauma" di cui "il Paese non ha bisogno". Stesso discorso per Berlusconi: "Il coordinamento dell'azione di governo spetta al premier. E' lui il medico che deve decidere la cura. E più fa il medico, meglio risponde agli attacchi forsennati, ingiusti, illegali alla sua persona. Lo attaccano proprio perchè non faccia il premier, per distoglierlo dalla sua carica rivoluzionaria. Come quando tentano di fermare il goleador ricorrendo al fallo sistematico". Riforme, non patrimoniale - Servono invece "risposte e il governo è in grado di darle. In un momento come questo, calma e gesso. Teniamo la testa fredda". Fin qui, il governo ha somministrato "antibiotici" sotto forma di controllo del debito. Adesso è l'ora delle "vitamine: le vitamine strutturali, le riforme". Per carità, senza patrimoniale: "Sarebbe il de profundis per le riforme". Secondo Brunetta la stessa patrimoniale sarebbe "una foglia di fico voluta dai poteri forti per nascondere le rendite di posizione". Basta Unione Sovietica - Per rilanciare l'economia serve altro. Per esempio le privatizzazioni: "Abbiamo un'enorme quantità di capitale pubblico morto. Va trasformato in capitale vivo privato. C'è un capitale immobiliare che non fa economia, efficienza, produttività. Penso alla proprietà degli enti locali sul 99% delle public utilities e alle case di Regioni, Province, Comuni, enti, Stato. Due milioni di affitti irrisori; gli inquilini vorrebbero riscattarle, ma la politica non vuole". Dismissioni non significa "vendere i gioielli di famiglia a freddo": "Bisogna farlo dentro un'onda di cambiamento - spiega Brunetta al Corsera -. Dire con chiarezza che è finita l'Unione Sovietica in Italia, negli enti locali, nei ministeri, nel demanio, spiagge comprese. Cominciare una rivoluzione culturale, tentando anche sotto l'aspetto costituzionale, con la riforma dell'articolo 41. Dentro questa ondata si può diminuire il peso dello Stato in Eni, Enel, Finmeccanica. Non si tratta solo di vendere caserme, ma di fare una rivoluzione".

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