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Fiat scarica gli industriali: Sergio ed Emma in guerra

Il Lingotto fuori da Confindustria dal 1° gennaio. Marchionne: Fa politica". Marcegaglia: "Motivazioni non stanno in piedi"

Andrea Tempestini
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Un crac per l'industria italiana. Atteso, annunciato, ma non per questo motivo meno significativo. Fiat e Fiat Industrial, dal primo gennaio del 2012, usciranno da Confindustria. La notizia è stata messa nero su bianco dall'ad del Lingotto, Sergio Marchionne, in una lettera inviata ad Emma Marcegaglia. "Ti confermo - scrive il manager italocanadese - che, come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, Fiat e Fiat Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria con effetto dal 1 gennaio 2012. Stiamo valutando la possibilità di collaborare, in forme da concordare, con alcune organizzazioni territoriali di Confindustria e in particolare con l'Unione Industriale di Torino. Da parte nostra - prosegue Marchionne - utilizzeremo la libertà di azione applicando in modo rigoroso le nuove disposizioni legislative. I rapporti con i nostri dipendenti e con le organizzazioni sindacali saranno gestiti senza toccare alcun diritto dei lavoratori, nel pieno rispetto dei reciproci ruoli, come previsto dalle intese già raggiune per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco. E' una decisione importante - rimarca l'ad -, che abbiamo valutato con grande serietà e attenzione, alla quale non possiamo sottrarci perché non intendiamo rinunciare a essere protagonisti nello sviluppo industriale del nostro Paese". Le motivazioni? Uno è scritto nero su bianco nella lettera, ed è il depotenziamento dell'articolo 8 sulla contrattazione e sul licenziamento, su cui secondo Marchionne le posizioni di Confindustria si sono eccessivamente addolcite. L'altra è stata svelata dallo stesso ad a margine di un convegno, e riguarda l'atteggiamento 'politico' degli industriali, che l'italocanadese dice di non condividere. Guarda il video su Libero Tv - Marchionne: "Addio Confindustria" L'aspra replica di Emma - La durissima risposta a Marchionne è arrivata da Emma Marcegaglia. Secondo la numero uno di viale dell'Astronomia "le motivazioni in base alle quali l'ad Fiat ha deciso l'uscita del Lingotto da Confindustria non stanno in piedi dal punto di vista tecnico". Emma ha snocciolato il suo punto di vista a margine dell'assemblea degli industriali di Bergamo. "Rispettiamo la sua decisione - ha aggiunto -, stare in Confindustria non è un obbligo ma un fatto volontario, noi però non condividiamo la motivazione tecnica che ha portato a questa decisione". La Marcegaglia poi ricostruisce quanto accaduto. "Marchionne mi aveva mandato una lettera a giugno dopo l'accordo interfconfederale dicendomi che lo apprezzava ma aveva bisogno della validità retroattiva degli accordi di Pomigliano e Mirafiori, e che se questo non fosse accaduto lui sarebbe uscito da Confindustria. Oggi - ha proseguito - in realtà, grazie all'articolo 8 l'effetto retroattivo degli accordi di Pomigliano e Mirafiori c'è e quindi non è più valido quanto era stato detto al 30 giugno". Marcegaglia cita inoltre i pareri espressi da tre giuslavoristi come Ichino, Maresca e Dell'Aringa "che dicono che la sottoscrizione definitiva del 28 giugno non mina minimamente la portata e l'efficacia dell'articolo 8"; Marchionne invece sostiene che la sottoscrizione dell'accordo del 28 giugno avrebbe depotenziato l'articolo 8. "Questo tipo di motivazioni - conclude Marcegaglia - non sta in piedi dal punto di vista tecnico.  L'articolo 8 -  Marchionne, nella missiva, spiega che "negli ultimi mesi, dopo anni di immobilismo, nel nostro Paese sono state prese due importanti decisioni con l'obiettivo di creare le condizioni per il rilancio del sistema economico". Il manager fa riferimento "all'accordo interconfederale del 28 giugno, di cui Confindustria è stata promotrice, ma soprattutto all'approvazione da parte del Parlamento dell'articolo 8 che prevede importanti strumenti di flessibilità oltre all'estensione della validità dell'accordo interconfederale ad intese raggiunte prima del 28 giugno". La Fiat, prosegue l'ad, "fin dal primo momento ha dichiarato a Governo, Confindustria e organizzazioni sindacali il pieno apprezzamento per i due provvedimenti che avrebbero risolto molti punti nodali nei rapporti sindacali garantendo le certezze necessarie per lo sviluppo economico del nostro Paese. Questo nuovo quadro di riferimento, in un momento di particolare difficoltà dell'economia mondiale, avrebbe permesso a tutte le imprese italiane di affrontare la competizione internazionale in condizioni meno sfavorevoli rispetto a quelle dei concorrenti. Ma con la firma dell'accordo interconfederale del 21 settembre è iniziato un acceso dibattito che, con prese di posizione contraddittorie e addirittura con dichiarazioni di volontà di evitare l'applicazione degli accordi nella prassi quotidiana, ha fortemente ridimensionato le aspettative sull'efficacia dell'Articolo 8. Si rischia quindi di snaturare l'impianto previsto dalla nuova legge e di limitare fortemente la flessibilità gestionale". "Confindustria fa politica" - A margine di una visita alla Cittadella della mobilità del Politecnico di Torino, Marchionne si è lasciato andare ad altre frasi che nella lettera non c'erano, ma che tratteggiano un quadro ben preciso. Lo strappo non è dovuto soltanto all'articolo otto. L'ad infatti ha tuonato: "La Fiat non può essere limitata da altre considerazioni, che sono importanti per altri enti". Un netto smarcamento da parte dell'amministratore delegato rispetto alle posizioni che la Confindustria, Emma Marcegaglia in primis, ha assunto nelle ultime settimane, con dichiarazioni di stampo politico. "Basta con questo stallo, servono le riforme", aveva detto la presidente di Confindutria parlando da Baggiovara, nel modenese. Qualche giorno dopo gli industriali avevano poi presentato i cinque punti da sottoporre al governo per rilanciare lo sviluppo nel nostro Paese. Altri avevano poi seguito l'esempio della Marcegaglia: non solo gli imprenditori del Cnel che avevano contestato Sacconi, ma anche Diego Della Valle che, in una lettera pubblicata ieri sul Corriere della Sera e La Repubblica, aveva parlato di "spettacolo indecente" offerto dagli schieramenti politici.  Ora però Marchionne prende nettamente le distanze da questa tendenza: "Siamo lontanissimi da tutto questo, siamo di una semplicità e innocenza eccezionale, lo facciamo in maniera onesta. Ci facciano fare gli industriali". Sembra quasi un invito rivolto alla Marcegaglia a fare il suo mestiere anziché spendersi per una candidaura politica. Uno smacco per Emma che perde uno dei gruppi industriali più forti e più rappresentativi del nostro Paese. Produzione e tecnologia - Nelle righe scritte da Marchionne nella lettera indirizzata a Confindustria ci sono invece accenni relativi alle prossime mosse del Lingotto. Fiat ha confermato l'intenzione di installare nello stabilimento di Mirafiori la versione più aggioranta di una delle tre principali architetture sulle quali saranno prodotti diversi modelli di marchi differenti. L'installazione degli impianti inizierà nel 2012, mentre l'inizio della produzione del primo modello - un Suv marchio Jeep - è previsto per la seconda metà del 2013. "E' un passo importante - sottolinea Marchionne - nei nostri piani di rinnovo del sistema produttivo in Italia  collegato all'andamento dei mercati e all`ampliamento della rete distributiva resa possibile dall`integrazione con il Gruppo Chrysler". Inoltre in Italia sarà sviluppato e prodotto a partire dall'inzio del 2013, nello stabilimento Fma di Pratola Serra, in provincia di Avellino, un nuovo motore benzina turbo a iniezione diretta per il marchio Alfa Romeo.

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