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Berlusconi contro l'euro: "Non convince nessuno"

Il premier: "La crisi è dovuta all'attacco alla moneta unica. E' debole e manca una politica unitaria". Sui licenziamenti "campagna oltraggiosa"

Giulio Bucchi
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Un attacco all'Europa, anzi all'euro. Moneta che "non ha convinto nessuno". Va giù piatto Silvio Berlusconi e quando parla di crisi non ha mezze misure: la colpa è della moneta unica con dietro il nulla. Intervenuto agli stati generali del commercio estero, il premier ha parlato un po' di tutto ma a far rumore saranno soprattutto le critiche a uno dei pilastri dell'Unione europea. Berlusconi intervistato da Belpietro. Il video su LiberoTv Attacco degli speculatori - "Siamo di fronte a un attacco all'euro, una moneta strana che non ha convinto nessuno e che è di per sé molto attaccabile", spiega il Cavaliere e i motivi sono semplici: "Non è di un solo Paese ma di tanti che però non hanno un governo unitario né una banca di riferimento e delle garanzie". "Ecco perché - ha proseguito Berlusconi - c'è un attacco della speculazione ed inoltre risulta anche problematico collocare i titoli del debito pubblico". Problema non da poco e caldissimo, perché Piazza Affari oggi ha registrato un'impennata dello spread Btp-Bund. Grana Bce - E sempre in materia europea, c'è da risolvere la grana Lorenzo Bini Smaghi, il rappresentante italiano nel board della Bce che con l'arrivo del connazionale Mario Draghi alla presidenza la Francia preme per congedare. Il governo, però, non ha poteri di rimozione. Si tratta dunque di convincere Bini Smaghi a lasciare per senso di responsabilità. Lo farà? "Lo spero", ha risposto Berlusconi ai cronisti, lasciando di fatto un velo di incertezza sulla questione. Una svolta però potrebbe arrivare dall'incontro avvenuto oggi pomeriggio al Quirinale tra lo stesso Bini Smaghi e il presidente Giorgio Napolitano. Licenziamenti e demagogia - A tenere banco è comunque la lettera presentata a Bruxelles sulle riforme in cantiere. "Oggi ne sono ancor più convinto: arriveremo al 2013, abbiamo un programma preciso di riforme che metteremo in campo", ha spiegato il premier. "Provvederemo a lavorare in questi 18 mesi fino al termine della legislatura e sono convinto che anche l'opposizione, dopo aver visto che il governo tiene, dovrà adeguarsi a questa esigenza di tutto il paese e ci renderà più facile la vita in Parlamento". Nonostante, attacca Berlusconi, sui licenziamenti "sia stata fatta una campagna falsa e oltraggiosa", una polemica "figlia di una cultura ottocentesca che ignora i cambiamenti del mercato mondiale ed è oltraggiosa per l'intelligenza degli italiani. Già ora - ha proseguito Berlusconi - nelle aziende con meno di 15 dipendenti, dove lavora circa la metà degli occupati, non vige la giusta causa". Impegno continuo - Anche per questo il Cavaliere non molla. Nonostante "il numero delle udienze che mi aspettano da oggi al 15 gennaio sono 37, cioè 72 giorni che devo dedicare alla mia difesa". Un problema, quello della giustizia, che riguarda Berlusconi ("Sono uscito con una completa assoluzione per non aver commesso il fatto da 25-26 processi ma pensate al disdoro, al tempo perso e ai 400 milioni in avvocati e consulenti. Insieme ai 600 milioni a De Benedetti fanno un miliardo") e lo Stato: "Se una legge approvata non piace a magistratura democratica, un pm la porta davanti alla Consulta che essendo composta per la maggioranza da giudici di sinistra boccia la legge". Il premier dunque si sente circondato, ma non vittima di una congiura dei suoi fedelissimi. "La lettera degli scontenti Pdl è una bufala - ha spiegato -, non ne abbiamo traccia, né c'è un autore". Ma dopo 17 anni di politica, Berlusconi tornerebbe in campo? "Non entrate in politica che ve ne pentirete - ha avvertito schezando la platea -. Io non mi sono pentito. Ho salvato l'Italia dalla sinistra comunista. Adesso mi piacerebbe moltissimo lasciare, ma se penso alle mie aziende, ai colleghi e ai figli e vedo una coalizione Bersani-Vendola-Di Pietro sento assolutamente la responsabilità di stare qui per mandare avanti il governo".

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