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Il contrappasso per Woodcock Scopre che gli abusi son brutti

Guerra tra toghe: volevano screditare il pm con le intercettazioni. Ma John è sicuro di non finire in carcere

Andrea Tempestini
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La premessa è che lui è inncoente, alla stregua di molte delle persone che ha tartassato. Come? Con un uso spropositato di intercettazioni e con il superamento dei limiti che un'inchiesta impone. Di chi stiamo parlando? Di John Henry Woodcock, pm prezzemolino vittima della legge del contrappasso: chi di interecettazione ferisce, di intercettazione soffre (no, lui non perisce: in carcere non ci finirà). Woodcock, infatti, si è scoperto essere vittima di un sistema che cercava di screditarlo. Una guerra tra toghe, una bega tutta interna alla magistratura, poiché i due 'capi' del sistema sarebbero i sostituti procuratori di Potenza, Gaetano Bonomi e Modestino Roca. Da che si è scoperto che c'è un'indagine in corso su questa presunta macchina del fango, però, le cosiddette 'penne progressiste' si sono scatenate, in prima linea nella difesa di Woodcock, l'eroe di Vallettopoli e emblema vivente di inchieste mediatiche pronte a sgonfiarsi come palloncini bucati. Eppure, in pochi si sono presi la briga di difendere le vittime delle indagini del pm di Potenza. Ora si dice che "chi sta indagando su Woodcock cerca soltanto di farsi pubblicità". Ma chi lo afferma dimentica che John Henry gettava in pasto ai media le sue indagini proprio per il medesimo motivo. Insomma, tra metodo Woodcock e il metodo anti-Woodcock che sta emergendo le differenze sono pochissime. Ma un elemento di rottura c'è: le vittime di John Henry, spesso, sono finite in carcere...

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