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E Bossi attacca Berlusconi: "Ci ha traditi". Fine dell'asse?

Fallisce l'ultimo tentativo di Silvio per votare il governo tecnico. Umberto: "Vedremo se staremo ancora insieme"

Andrea Tempestini
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Umberto Bossi e Silvio Berlusconi si sono lasciati. Almeno a Roma, in Padania «vedremo». Ieri c'è stato l'ultimo tentativo dell'ormai ex premier: ha provato a convincere Roberto Maroni e Roberto Calderoli  a sostenere il governo Monti in un vertice a Montecitorio. Bossi invece ha preferito disertare l'incontro ed è rimasto nell'aula della Camera. La sostanza della proposta era questa: nessun ministro politico, quindi non ci si sporca le mani, mancate solo voi. Risposta secca: «No». E poi «no». «Nulla è cambiato», hanno fatto sapere i ministri uscenti. «Come si fa a sostenere un esecutivo che farà portare via tutto, che privatizzerà le municipalizzate?», ha poi sbottato Bossi: «Staremo all'opposizione». Contrario, tra l'altro, anche all'ingresso di Gianni Letta nella squadra di Monti. Il no al governo tecnico l'aveva ribadito anche Maroni in mattinata, durante una visita in provincia di Padova: «Lunedì ci sarà un nuovo governo e la Lega non ne farà parte, nemmeno io».  Chi ha incontrato il segretario del Carroccio ieri ha detto che «si sente tradito da Berlusconi». È questo il suo umore. Capisce che «l'amico Silvio»  non vorrebbe sciogliere il patto con l'alleato più fedele ma allo stesso tempo non vuole nemmeno spaccare il Pdl e così è costretto a determinate scelte. Il problema dunque si sposta dalla Capitale al territorio, alle giunte del Nord: Regioni, Province e Comuni. Come andrà a finire tra padani e azzurri? «Vedremo», ha spiegato il Senatur. Cosa, non si sa.  Il partito insomma sembra monolitico sul  «no» a  Monti. I leghisti sono consapevoli che nei primi mesi ne pagheranno le conseguenze e saranno sotto l'attacco di tutti perché saranno gli unici all'opposizione. Ma se lo spread si abbasserà e l'emergenza dell'economia finirà, la gente dimenticherà in fretta. E poi Monti dovrà necessariamente fare scelte impopolari e quando si andrà a votare nel 2013 (molti sono convinti che Monti finirà la legislatura) la Lega avrà recuperato il consenso perduto negli ultimi tempi tra gli elettori. Certo è che «la montagna potrebbe partorire un topolino» - sottolineano alcuni leghisti -  perché Monti, bloccato dalle astensioni incrociate, non riuscirà a far approvare granché. Per cui l'essere rimasto all'opposizione darà una spinta al Carroccio. Tra i leghisti, però, c'è il timore che il nuovo esecutivo tecnico, appoggiato dalle opposizioni, possa fare una nuova legge elettorale che danneggi il Carroccio.   In ogni caso, assicurano i leghisti, contro il professore della Bocconi in Parlamento sarà opposizione durissima salvo, viene spiegato, valutare nel merito i provvedimenti, volta per volta, perché - viene garantito - «la Lega ha buon senso».  di Giuliano Zulin

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