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Lega: Monti, macelleria sociale Ma Mario apre al federalismo

Calderoli duro sul premier: "Ci ha fregato anche il fazzoletto per piangere". Bossi incerto: l'asse col Pdl è in bilico...

Andrea Tempestini
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Pollice verso. Così, in maniera smaccata, Roberto Calderoli ha accolto la conclusione del discorso di Mario Monti al Senato. Che il governo del nuovo premier non piaccia alla Lega è cosa risaputa, ma i toni usati dal Carroccio sembrano 'rubati' a un Nichi Vendola o a un Antonio Di Pietro. "Sono preoccupato e turbato dopo aver ascoltato l'intervento di Mario Monti in Senato - spiega l'ex ministro per la Semplificazione . Intervento in cui ho riscontrato numerosi elementi che indicano, purtroppo, macelleria sociale, macelleria istituzionale e macelleria politica". Calderoli punta il dito contro "i tecnici e le relative logge", che "hanno espropriato il popolo e il Parlamento della democrazia...". Insomma, va bene manovra lacrime e sangue, "ma non mi aspettavo che ci fregassero anche il fazzoletto", ha chiosato uno scatenato Calderoli. Se la Lega conferma dunque l'opposizione dura e pura al governo Monti (che nel frattempo ha però aperto al federalismo), si tratterà di capire se e come cambieranno i rapporti tra Carroccio e Pdl. In questo senso, la strategia di Bossi sembra ancora da decifrare. Di seguito l'articolo di Giuliano Zulin C'è qualcosa che non torna. Come può la Lega votare diversamente dal Pdl a Roma e governare con gli azzurri in Padania? È vero che la gestione di un Comune è diversa da quella di uno Stato, l'Italia appunto, messo male e nel mirino degli speculatori, ma sarà inevitabile che il governo Monti interverrà sui bilanci dei municipi. E magari in positivo: se tornasse l'Ici, ad esempio, i sindaci potrebbero tornare a incassare 3,5 miliardi. Certo, il federalismo non sembra una priorità del nuovo esecutivo, visto il curriculum di parecchi neo ministri. Però non si può non notare che la squadra che ieri ha giurato al Quirinale è la più nordista di sempre: a parte cinque romani e due meridionali sono tutti nati sopra gli Appennini.  Saranno tutti miopi o anti-padani? In fin dei conti se il capo del governo deciderà di mettere in pratica le sue teorie rigoriste sarà il Sud a pagare più di tutti... Che poi è un po' contraddittoria la Lega: per anni aveva detto che bisognava stare a Roma per non farsi fregare. Perché adesso si vuole ritirare fra le valli? Pensano forse che uno slogan e un Sole delle Alpi in più possano riportare i voti al Carroccio? Il grande problema dei lumbard non sarà stare all'opposizione o al governo, ma essere credibili. Si dice che nelle Regioni dove vige un patto tra Lega e Pdl, l'alleanza andrà avanti sino al termine della legislatura. Sembra più una gestione del potere, non la realizzazione di un obiettivo. Anche perché il fine ultimo, cioè il federalismo è rimasto sulla carta anche per colpa dei leghisti che non hanno spinto per scrivere i 70 decreti attuativi inghiottiti dalla palude romana. Ecco la questione: la Lega si brucerà con la politica dei due forni. Per alcuni motivi. Il primo, pratico: se al Parlamento il partito di Alfano dovesse votare un provvedimento dannoso per un Comune guidato da un'alleanza Lega-Pdl, sarebbe inevitabile una crisi della giunta. Ora, moltiplichiamo questo esempio per le centinaia delle amministrazioni verde-azzurre: onestamente, quanto può durare questa coabitazione? Non certamente altri dieci anni, anche perché lo shakeramento delle forze politiche a Roma ridisegnerà o distruggerà il bipolarismo.  Il Carroccio ha così il bisogno di capire dove andare: sarebbe il momento per premere sulla secessione, ma non con le facce che hanno bistrattato i secessionisti fino a ieri. Non con i dirigenti che fino a qualche giorno fa consigliavano agli italiani di comprare Bot. Non con i colonnelli che si sono imborghesiti a Roma. Non con un Parlamento padano, dove moltissimi eletti (quelli del 1997) sono stati espulsi. Urlare contro la riforma pensioni può andare bene, ma non garantirà un ritorno di fiamma elettorale se non ci sarà una svolta epocale. Un ricambio generazionale. In Lega c'è gente che bazzica in Parlamento da una vita senza portare a casa niente, se non lo stipendio in perfetto stile Casta. È l'ora dei fatti, dopo vent'anni di promesse e giri di parole. Così come Monti dovrà convincere di governare bene, la Lega dovrà dimostrare di essere all'altezza per il ruolo di unica opposizione. di Giuliano Zulin

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