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Berlusconi torna in campo pronti al voto, con la Lega

Silvio al convegno dei popolari libali: Monti è solo una parentesi, mi impegnerò dietro le quinte contro i comunisti

Lucia Esposito
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Silvio Berlusconi torna in campo e apre di fatto la campagna elettorale. Lo ha fatto a Verona, domenica 27 novembre durante il convegno dei Popolari liberali di Carlo Giovananrdi: il Cavaliere mette subito in chiaro che il Pdl non ha nulla da spartire con la sinistra, anche se sostengono entrambi l'esecutivo. E come nel '94, anche oggi il "nemicò da sconfiggere sono i comunisti, il Pd, che "non è cambiato, non ha compiuto quella necessaria maturazione democratica". Tocchereà al Pdl difendere il Paese e "la libertà", e lo farà insieme alla Lega, perchè l'alleanza con il Carroccio "è solida e certamente andremo insieme alle elezioni". (Parole subito smentite dal Roberto Calderoli che dice: l'alleanza è finita") Parentesi Monti Quanto a Monti, rappresenta solo una parentesi, non è certo il futuro, avverte Berlusconi: nessun ripensamento sulla scelta di appoggiare l'esecutivo del professore della Bocconi (che il Cavaliere si guarda bene però dal nominare), ma nessuna delega in bianco. Subito stoppata l'ipotesi di abbassare la soglia dei pagamenti in contanti perchè trasformerebbe l'Italia "in uno stato di polizia tributaria, il contrario di quello in cui noi vogliamo vivere". Anche se "dietro le quinte", nel nuovo ruolo di 'padre nobilè, Berlusconi non ha nessuna intenzione di mollare e lasciare spazio agli avversari della sinistra, la partita è aperta e intende giocarsela fino in fondo: "raddoppierò il mio impegno", garantisce l'ex presidente del Consiglio, che mira a una presenza "capillare" del partito in tutto il Paese, con i "team elettorali" pronti a entrare in azione non appena si tornerà alle urne.   Il Cavaliere sceglie la kermesse dei Popolari Liberali di Giovanardi per la sua prima uscita in pubblico dopo le dimissioni. Dilemma Bossi Lascia prima il palco al segretario Angelino Alfano ("con lui siamo in ottime mani"), ma tiene per sè la scena finale, riservandosi il compito di lanciare l'affondo alla sinistra per poi concedersi la 'soddisfazionè di 'snobbarè il presidente del Consiglio. Berlusconi, infatti, nel suo intervento non cita mai l'attuale esecutivo, nè tantomeno Mario Monti. Quasi a voler avvertire che aver deciso di sostenere il governo non cambia le carte in tavola: il Pdl resta ben distinto dalla sinistra, non c'entra nulla con i figli o nipoti di quelli che si sono ispirati ad "una ideologia che è stata la più criminale della storia umana". Berlusconi non cita Monti nemmeno quando ne critica le proposte, come quella sulla tracciabilità dei pagamenti. L'unico riferimento che concede al nuovo inquilino di palazzo Chigi è quando parla della Lega: l'alleanza con Bossi "è solida" (anche se nel Carroccio la pensano diversamente) e non sarà certo indebolita da "un governo dei tecnici". Appunto, l'attuale esecutivo - è il messaggio che il Cavaliere ripete sia in privato che in pubblico - non ha nulla di politico. E' un governo di emergenza e terminato il suo compito si tornerà alla normalità attraverso il voto popolare.

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