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Questa manovra è una retromarcia

Tasse e solo tasse: questa la ricetta da 24 miliardi di SuperMario che dice: sacrifici o fallimento. Alle 16 il consiglio dei ministri

Lucia Esposito
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Inizia alle 16 il consiglio dei ministri. Poco dopo sapremo di che morte morire. Di certo sappiamo che saranno tasse, tasse, e ancora  tasse (leggi tutte le anticipazioni). Ormai manca pochissimo e conosceremo tutti i punti della manovra amarissima che sta per caderci sulle teste e soprattutto nelle tasche: il premier Mario Monti ha convocato una conferenza stampa per le 19, al termine del Consiglio dei Ministri che varerà la mazzata. Sabato e domenica si sono tenute le ultime consultazioni: con i partiti prima e con le parti sociali poi. Monti cerca di rendere meno amaro un boccone più che indigesto. Deve eseguiire "i compiti" che l'Europa ha assegnato all'Italia per uscire dalla grave crisi economica. Come il Mortadella - Il punto è che da un Rettore della Bocconi ci si aspettava che imbroccasse una strada diversa, da quella scontata, dell'aumento dell'Irpef. "Non c'era bisogno di un ex rettore della Bocconi per aumentare l'Irpef e nemmeno di un consesso di docenti universitari per ripristinare l'Ici. Bastava il professor Mortadella. Quando si trovò con le spalle al muro, con il rischio di rimanere fuori dall'euro, Prodi non seppe fare di meglio che imporre agli italiani una supertassa. A far quadrare i conti aumentando le imposte sono capaci tutti, mica serve aver studiato economia. Cirino Pomicino ha studiato Medicina, ma quando negli anni Ottanta si è trovato alla guida della commissione Bilancio non ha avuto problemi. In quegli anni la pressione fiscale passò dal 35 al 43 per cento", scrive oggi il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, nel suo editoriale. Pagano gli onesti - Il punto è proprio questo: si colpiscono gli onesti, quelli che pagano. Una manovra che è fatta per tre quarti di maggiori tasse e solo per un quarto di minori spese. L'Irpef colpisce le classi medie, sui cui è nuovamente piombata la tassa sulla prima casa. Si poteva incidere di più sui costi della politica, sul peso del pubblico impiego. Invece no. La ricetta di SuperMario è quella solita e facile: alzare le tasse, colpire il ceto medio. Durissimo anche l'affondo degli economisti Francesco Giavazzi e Alberto Alesina sul Corriere della Sera. Ora gli stessi poteri forti che hanno sostenuto la nomina del Professore che sembrava dovesse tirare fuori dal cilindro chissà quale alchimia per salvare l'Italia dalla crisi, mettono fortemente in dubbio la manovra. Capitola a parte è quello delle pensioni: la stretta sulla previdenza sarà durissima da digerire. Sindacati e Lega Nord sono già sul piede di guerra  

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