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Somalia, libera la nave italiana da febbraio in mano ai pirati

Cinque connazionali membri dell'equipaggio passeranno Natale a casa. Liberi anche 17 indiani. Giallo su riscatto da 11 mln di dollari

Andrea Tempestini
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Natale a casa per i cinque marinai italiani della nave della compagnia D'Amato sequestrato l'8 febbraio scorso vicino all'isola yemenita di Socorta. La liberazione della Savina Caylyn sarebbe avvenuta intorno alle 14, ora locale. I marinai a bordo del natante, ostaggi dei pirati somali, sono Giuseppe Lubrano Lavadere, comandante della nave, Crescenzo Guardascione, terzo ufficiale di coperta, Gianmaria Cesaro, allievo di coperta, Antonio Verrecchia, direttore di macchina, ed Eugenio Bon, primo ufficiale di coperta. Insieme agli italiani è tornato in libertà anche il resto dell'equipaggio, composto da 17 indiani. L'operazione è stata conclusa a nord di Mogadiscio. Giallo sul riscatto - Secondo quanto scritto dal sito Somalia Report, che cita fonti dei pirati, sarebbe stato pagato un riscatto di 11,5 milioni di dollari. La somma sarebbe stata versata in due tranche: il primo pagamento pari a 8,5 milioni di dollari, sarebbe stato effettuato all'alba di mercoledì 21 dicembre. In seguito sarebbero stati pagati altri 3 milioni. La Farnesina, interpellata, per ora mantiene il "riserbo stampa" sulla vicenda. Gioia di Monti - Il Presidente del Consiglio Mario Monti ha espresso la sua più viva soddisfazione per il rilascio dell'equipaggio e della nave italiana Savina Caylyn. Il premier, ha spiegato, si sente molto vicino ai 5 marinai italiani rilasciati, e alle loro famiglie, per la dura prova che hanno dovuto sopportare in questi lunghi mesi di attesa.

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