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I banchieri si alzano lo stipendio

L'incremento dei salari dovrebbe aggirarsi, in media, attorno ai 170 euro. Sempre più giù, invece, i prestiti a imprese e famiglie

Giulio Bucchi
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Per chi lavora dietro lo sportello è   una buona notizia: le buste paga viaggiano verso un aumento. Le trattative sindacali  sono sostanzialmente  terminate:  l'incremento dei salari dovrebbe aggirarsi, in media, attorno ai 170 euro. Se sono pochi o tanti non conta. La questione è un'altra: potrebbe trattarsi, per un bel po' di tempo, dei soli quattrini che le banche faranno uscire dai loro forzieri. Perché sul fronte degli impieghi (cioè dei prestiti a imprese e famiglie) i rubinetti sono chiusi da un pezzo. E ieri l'Abi, con il bollettino mensile,  ha squadernato l'ennesima conferma del temuto credit crunch: anche a dicembre il ritmo degli impieghi è rallentato bruscamente. La “crescita”  è scesa al 2,2%, a novembre era al 2,88% e a ottobre al 4,69%. Ma dove finiscono i soldi dati a costi bassissimi agli istituti dalla Banca centrale europea? Alla fine della giostra quei 489 miliardi di euro erogati dall'Eurotower a dicembre restano lì a Francoforte: i depositi  Bce (i salvadani delle banche) sono  oltre quota 500 miliardi. Certo la crisi complica la vita agli istituti. Che devono fare i conti anche con le difficoltà dei clienti a pagare le rate. Tant'è che  le sofferenze sono salite  104 miliardi di euro. Il tutto “compensato” da inasprimenti sul fronte dei tassi di interesse. Un esempio: quelli per i mutui sono arrivati al 3,83% a dicembre, quindi dopo il taglio del costo del denaro da parte della Bce all'1%. Un mese prima la media era 3,7% con il tasso Bce ancora all'1,25%. Numeri che dimostrano come gli istituti guadagnano sempre.  Tra strozzature e giri di vite sulle commissioni, insomma, chiedere un po' di denaro allo sportello è diventata una vera e propria mission impossible.  La questione dei prestiti, comunque, si incrocia con i piani di rafforzamento patrimoniale imposti dall'Autorità bancaria europea. Dopo l'esecutivo di ieri a Milano, il presidente Abi, Giuseppe Mussari, ha detto che, a parte Unicredit, le altre banche rispediranno al mittente, cioè all'Eba, le richieste di aumento di capitale. Ubibanca, Banco Popolare e Monte dei paschi di Siena hanno attivato il piano B:   svalutazioni a raffica.  L'altro dossier caldo affrontato ieri al direttivo Abi a Milano è stata la partita con i sindacati sugli stipendi. Che non riguarda solo i 340mila colletti bianchi. Per i quali i 170 euro previsti dall'intesa raggiunta, saranno così ripartiti: 50 euro dal 1 giugno 2012, 50 euro dal 1 giugno 2013 e 70 euro dal 1 giugno 2014. A fronte di questo incremento economico è stato deciso il blocco degli scatti di anzianità per un anno e mezzo, dal 1 gennaio 2013 al 1 giugno 2014. Da capire la flessibilità sull'orario di lavoro fino alle 22. Non manca molto, comunque, per la firma. Quella dei sindacati e quella del presidente  Mussari. Che pochi giorni fa ha invitato i  colleghi banchieri a tenere a bada le loro remunerazioni. Così, gli aumenti di quadri e impiegati del settore potrebbero essere compensati con qualche sacrificio da parte  dell'alta dirigenza bancaria. Non è ancora chiaro come sia stato realmente accolto dai top banker l'invito di Mussari a contenere le retribuzioni. Tuttavia, secondo indiscrezioni, qualche mal di pancia fra i maggiorenti dell'Assobancaria  sarebbe stato registrato.   E c'è  chi promette di mettere la faccenda sul tavolo nelle prossime settimane, quando sarà  aperta la procedura per il rinnovo dell'incarico a Mussari fino al 2014. Come dire che il «secondo biennio, in teoria automatico, non è più scontato». di Francesco De Dominicis twitter@DeDominicisF

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