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Terminator Nichi Vendola Ecco come ha ucciso il Pd

Le primarie di Genova scatenano un terremoto democratico: Liguria, lasciano segretario provinciale e regionale. La rabbia della Vincenzi

Andrea Tempestini
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Nuove primarie e nuovo terremoto in casa del derelitto Partito Democratico. Dopo la batosta subita a Genova dal candidato 'ufficiale', battuto da quello vendoliano, il segretario Pierluigi Bersani si lecca le ferite: "Le primarie hanno una loro logica. Quando si accetta che alla gara partecipino più candidati del Pd, poi se ne devono accettare gli esiti". Frasi di cricostanza - Bersani punta il dito contro la scelta del doppio mandato - che non riescono a nascondere la delusione e la rabbia per l'ennesimo autogol del Pd, che si è fatto 'battere' da Marco Doria, sostenuto da Sinistra e Libertà, che a Genova ha sbaragliato la concorrenza dei due cavalli ufficiali. Gode invece Nichi Vendola, che dopo aver conquistato Milano, Cagliari e Napoli si mette in tasca pure il capoluogo ligure. Prossimo obiettivo, le amministrative in Sicilia. Il Pd è a pezzi: prende le città ma è come se inanellasse una serie di sconfitte. Il Pd è un morto che cammina Il videocommento di Massimo de' Manzoni Dimissioni nel Pd - E le ripercussioni all'interno del Pd cominciano a essere pesanti: il segretario provinciale Victor Rasetto e quello regionale Lorenzo Basso hanno rassegnato le dimissioni. "E' sbagliato drammatizzare l'esito delle primarie ma anche fare finta che il partito non abbia problemi. Rimetto il mio mandato per aprire una discussione e ricompattare il partito", ha commentato Basso. Vendola, in parallelo, non nasconde la sua soddisfazione per la batosta tirata al Pd: "Non ha vinto un partito, bensì una domanda di rinnovamento. Doria è il risultato della sobrietà, del rigore intellettuale, della capacità di ascolto, della civiltà del dialogo, dell'investigazione sociale". Vendola si pone poi idealmente a capo di un'eventuale coalizione: "A Genova - ha concluso il governatore pugliese - ha vinto il popolo del centrosinistra e ora, tutti insieme, dobbiamo costruire il futuro della città e poi del Paese". La rabbia della Vincenzi - Doria, il vincitore a sorpresa, ha spiegato a Repubblica: "C'è una terza strada, tra l'antipolitica di Beppe Grillo e la voglia di lasciar perdere che emerge in settori della sinistra. E' la voglia di cambiare da dentro, è la passione, l'entusiasmo della gente". Chi invece proprio non riesce a digerire la sconfitta è il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, che spiega: "Il rischio di una città che muore e non vuole riconoscerlo è lì". E secondo la Vincenzi il rischio "è nel voto a Doria come voto anticasta del tutti uguali. Viva i predicatori. Nel non riconoscere l'onesta fatica del riformismo vero. Nell'agitarsi dei gruppi di potere dentro e a fianco del Pd. Dovevo dargli una mazzata subito invece di aspettare che si rassegnassero". La Vincensi arriva poi a paragonarsi a Ipazia, la filosofa di Alessandria d'Egitto assassinata da fanatici cristiani nel V secolo: "A lei è andata peggio".

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