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Il dissidente Tosi stravince: lista, congresso, tricolori

Cadono i veti del Senatur: il sindaco scaligero che si ricandida alle amministrative potrà correre con un partito "suo"

Nicoletta Orlandi Posti
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Flavio Tosi l'ha spuntata su tutta la linea. Primo successo: a Verona correrà con una sua lista, le altre civiche (ben cinque, tra cui una che fa riferimento all'Api di Francesco Rutelli) avranno il nome del candidato nel simbolo e la stessa cosa accadrà per il logo della Lega dove non mancherà la scritta Bossi. Seconda vittoria: il congresso della Liga Veneta non sarà rinviato e si celebrerà entro la fine di giugno, dopo i rinnovi delle segreterie di Treviso e Padova. Il tutto nonostante i tentativi del leader regionale Giampaolo Gobbo, esponente del cerchio magico, che teme di perdere l'incarico proprio a favore di Tosi. La giornata trionfale del sindaco veronese è cominciata ieri mattina, con un'intervista a Radio Padania nella trasmissione condotta dall'assessore provinciale di Milano Stefano Bolognini. È lì che Tosi ha confermato la composizione della sua coalizione: «Ci sarà, come unico partito, la Lega con diverse civiche», ma soprattutto «la cosiddetta “Lista Tosi” ci sarà nel senso che ci sarà una lista civica che sarà il riferimento principale del sindaco». Sono caduti i veti dei vertici alla sua lista personale? «No, la soluzione è stata quella di dire, anziché esserci una sola lista Tosi, che sia riferimento diretto del sindaco, tutte le liste riportano il nome del sindaco, anche se, poi, una è quella che ricalca le orme di cinque anni fa».  Parole che sono state ribadite nel primissimo pomeriggio, quando Tosi s'è materializzato in via Bellerio in carne e ossa e non solo in via telefonica. Ad aspettarlo, oltre a Umberto Bossi, anche Roberto Calderoli, Roberto Maroni e Gobbo. Non c'era nulla da limare, perché gli accordi erano già stati definiti. Obiettivo della riunione era quello di mostrare i simboli in gara. Bossi ha storto il naso perché due liste civiche hanno il tricolore. «Ma è piccolo!» ha risposto scherzosamente Tosi. Che addirittura avrà il nome nel logo del Carroccio, cosa più unica che rara nella storia del movimento. Il Senatur, descritto di buon umore, non ha detto una parola sul congresso veneto né su eventuali deroghe per allearsi col Pdl. Argomento, quest'ultimo, che sarà affrontato in un vertice lunedì. Probabilmente Lega e azzurri andranno a braccetto a Conegliano, Treviso, ma non sono solo i berlusconiani a tifare per il matrimonio in più comuni possibili. In Brianza, ad esempio, alcuni amministratori leghisti vedrebbero di buon occhio una corsa in tandem. Il caso più eclatante è quello di Monza, dove il sindaco uscente Marco Mariani spera nell'alleanza per strappare la riconferma. Sia il leader della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti che Maroni, però, sono contrari alle deroghe. Tanto che i fedelissimi dell'ex ministro preferiscono accendere i riflettori proprio sul modello Verona. Dove credono che la Lega, affiancata da una lista civica capace di intercettare i consensi di chi è deluso dal Pdl ma non vota Carroccio, possa staccare gli azzurri. Una strategia che potrebbe essere riproposta anche in altre realtà padane per far diventare i lumbard primo partito del Nord. Quando in via Bellerio la segreteria politica con Tosi era ancora riunita, da Roma si alzava la voce di Francesco Rutelli per confermare il sostegno a Tosi in quel di Verona: «Si tratta di una scelta corretta perché Tosi ha fatto bene e perché quando ha ricevuto Giorgio Napolitano lo ha fatto con tutte le insegne repubblicane». A fine giornata, il sindaco di Verona esulta: «Ringrazio Bossi e Calderoli». Maroni aggiorna il suo stato su Facebook: «Evviva! Domenica sarò a Verona con il grande Flavio per lanciare la campagna per la sua rielezione a sindaco». Sorride il governatore veneto Luca Zaia: «Direi che è tutto bene quel che finisce bene...». Calderoli, invece, avverte Monti: sull'articolo 18 «sarà lotta senza quartiere». di Matteo Pandini

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