L'hub degli immigrati apre a settembre in pieno centro di Milano
All'inaugurazione del «Centro delle culture del mondo» manca poco, meno di un mese. Il taglio del nastro nella centralissima sede di via Scaldasole numero 5 (nei pressi di piazza Sant'Eustorgio) ci sarà intorno a metà settembre, con una conferenza stampa dove l'assessore alle Politiche Sociali Pierfrancesco Majorino spiegherà per bene che cosa si farà nel nuovo spazio da lui voluto nell'ufficio di servizio per l'Immigrazione. Finalmente. Il centro delle culture è il fiore all'occhiello del nuovo “immigration center” all'americana, punta di diamante del potenziamento dei servizi per gli stranieri che il candidato alle primarie del centrosinistra ha voluto promuovere al centro storico di Milano. Peccato che per farlo abbia dovuto sloggiare il Celav, centro per il lavoro. Ad oggi solo una brochure conficcata al muro con una puntina indica a chi passeggia su corso di Porta Ticinese la sede del servizio per l'Immigrazione. I dipendenti del Comune si sono trasferiti qui da maggio, ma di più non è stato fatto. Gli spazi a disposizione sono ampi, 900 metri quadri suddivisi tra più locali al piano rialzato sulla strada. Orientamento ai servizi sanitari e sociali offerti in città, consulenze giuridiche e amministrative per ottenere visto d'ingresso o permesso di soggiorno, corsi di lingue e avviamento al lavoro. Gli stranieri che passano di qui accedono all'intero pacchetto che lo sportello offre ai migranti dalla sua istituzione negli anni '80. Per di più, comodamente in centro. La firma di Majorino non è tanto nel trasloco degli uffici in via Scaldasole, ma nel varo, appunto, del «Centro delle Culture del Mondo». Va detto che il servizio di Politiche per l'Immigrazione già ora prevede spazi «per iniziative della rete cittadina degli attori locali per l'integrazione». Ma l'assessore dem vuole fare di più. Nell'ottica di una governance congiunta, o sussidiaria che dir si voglia, tra pubblico e terzo settore della gestione delle politiche per gli stranieri, via Treves 1 valuterà i progetti culturali o di implementazione dei servizi che onlus e cooperative milanesi hanno proposto a Palazzo Marino. I particolari, si diceva, saranno ufficiali solo tra un mese. Al momento, stando a quanto trapelato su Repubblica qualche giorno fa, le novità riguardano servizi come l'assistenza «a pratiche necessarie per accedere a fondi, contributi e mutui». Anche se, fa notare chi con gli immigrati già lavora, «se sono già nelle condizioni per accendere un mutuo, difficile che si rivolgano prima al Comune: vanno direttamente in banca». Secondo i consiglieri di opposizione a Palazzo Marino non c'è bisogno di interrogarsi su natura e utilità dell'iniziativa di Majorino: «L'assessore ha bisogno di visibilità a fini elettorali - taglia corto Marco Osnato, Fratelli d'Italia - e lo fa a discapito dei milanesi: prima trasferendo il centro per il lavoro, fatto simbolicamente grave, e poi piazzando gli uffici in via Scaldasole, dove ci sono case popolari del Comune assai problematiche». «Se Majorino vuole offrire un servizio davvero utile - aggiunge Fabrizio De Pasquale, Forza Italia - propugni un accordo con la Prefettura per installare lì anche le commissioni per il riconoscimento dello status di rifugiati». Inutile cercare una ratio nella gestione del patrimonio immobiliare da parte di Palazzo Marino, aggiunge il consigliere azzurro: «L'unico è concedere spazi alle associazioni amiche, che poi fanno attività politica». di ROBERTO PROCACCINI