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Lombardia, l'azienda di Varese illumina il circuito di Formula 1 di Abu Dhabi

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Dino Bondavalli
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Dal piccolo comune di Jerago con Orago, poco più di 5 mila anime in provincia di Varese, ai circuiti di Formula 1 a Singapore e ad Abu Dhabi, passando per il Mose di Venezia, la metropolitana di Istanbul, gli impianti di estrazione del gas in Siberia e le piattaforme petrolifere del Mare del Nord. A immaginarselo così è un viaggio che ha dell’incredibile. Invece, rappresenta solo una piccola parte del percorso fatto in oltre quarant’anni di attività da Sices, azienda del varesotto specializzata nello sviluppo e produzione di sistemi custom made per la gestione e il controllo di gruppi elettrogeni.

Nata nel 1977 dal genio di Alberto Curioni, ingegnere capace di trasformare la propria passione per l’energia elettrica nella scintilla da cui ha preso vita la Società Italiana Costruzioni Elettriche Sumirago (Sices), l’azienda è stata la prima in Italia a occuparsi del controllo dei gruppi elettrogeni, macchine che producono energia elettrica sfruttando un motore a diesel, a gas o a benzina e un alternatore. 

Un comparto solo apparentemente lontano dal nostro vivere quotidiano. I gruppi elettrogeni garantiscono, infatti, il funzionamento e la continuità operativa degli ospedali, dei data center, degli aeroporti, delle stazioni di emergenza, ma anche della metropolitana, dei circuiti di formula 1, in particolare di quelli sui quali si corre in notturna, di piccoli e grandi villaggi laddove non c’è rete elettrica e di tantissimi altri impianti e servizi essenziali per la società moderna.

“Noi siamo stati un po’ i pionieri del controllo di questi sistemi”, spiega Laura Curioni, che guida con il ruolo di Ceo l’azienda fondata da papà Alberto. Un passato da medico veterinario alle spalle e la cagnolina Pimpi, un simpaticissimo esemplare di Shih Tzu di 13 anni, sempre al suo fianco, è lei che dal 2015 porta avanti con un’energia e un entusiasmo travolgenti l’azienda di famiglia.

Sices è stata una delle prime a realizzare sistemi di controllo con microprocessori per la gestione degli impianti di produzione di energia, cosa che ha consentito di dire addio ai vecchi armadi elettrici pieni di componenti e di strumenti analogici che occupavano metri di spazio”. Oggi per installare un quadro elettrico basta infatti uno spazio di poche decine di centimetri. E le centraline digitali che hanno sostituto i vecchi sistemi analogici in uso negli anni Settanta e Ottanta, consentono di avere il controllo totale, anche in remoto, su tutto ciò che accade lungo la catena di produzione e distribuzione dell’energia elettrica. “Controlliamo la temperatura e i livelli del motore, le potenze e la produzione stessa di energia”, sottolinea Laura Curioni. “Questo ci permette di prevedere l’esigenza di manutenzioni prima che possano esserci delle interruzioni, di efficientare gli impianti e di ridurre i costi e gli sprechi nella fase di produzione di energia”.

In caso di interruzioni nella catena, inoltre, i sistemi dall’azienda lombarda, che nel quartier generale di Jerago con Orago ha sia la parte di ricerca e sviluppo, sia quella di produzione, garantiscono l’immediata entrata in funzione dei gruppi di emergenza. E lo fanno con i massimi livelli di efficienza e affidabilità. Tra i segreti del successo di Sices, che ha un centinaio di impianti all’estero in ogni angolo del pianeta, dalla Siberia a Zanzibar, dal Golfo Persico al deserto del Sahara, dalle Seychelles alla Scozia, c’è infatti anche “l’altissimo livello qualitativo dei nostri impianti, che sono apprezzati sia in Italia sia all’estero”, sottolinea Laura Curioni. Mamma di due bimbi di 6 e 9 anni, il suo ingresso in azienda ha portato non solo a una sensibilità particolare verso tutti gli strumenti di conciliazione tra famiglia e lavoro, ma anche a una maggiore dinamicità per rispondere alle esigenze di un mercato in costante evoluzione. 

“Se prima vendevamo le nostre schede elettroniche solo insieme ai nostri quadri elettrici, oggi abbiamo due business unit con una propria strategia di commercializzazione”, spiega. “La nostra grande forza, inoltre, è la capacità di realizzare progetti speciali e soluzioni custom made, che rappresentano circa l’80% della nostra produzione”. Non male per un’azienda che, pur avendo in tutto una cinquantina di dipendenti (cagnolina Pimpi inclusa), ha saputo imporre il proprio nome in ogni angolo del pianeta. Tanto da destinare all’estero il 30% della produzione, con Medio Oriente, Sud America e Asia come mercati principali. 


 

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