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Vittorio Feltri: indignati per tutto, ma se il nonno brucia se ne fregano

 Vittorio Feltri

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Perdonatemi se insisto, ma qualcuno dovrà pur farlo. Realizziamo campagne di sensibilizzazione per i diritti delle donne e degli omosessuali, marciamo contro la violenza di genere e l’omofobia, ci indigniamo e insorgiamo davanti ad una pacca sul sedere e persino per un fischio, però dei diritti e della condizione degli anziani nel nostro Paese, dove di anno in anno aumentano anche di numero, non si occupa nessuno. Regna l’indifferenza in questo ambito e, quando un vecchio viene ammazzato o si leva di mezzo, quasi sembra che sia un bene, una pensione in meno da pagare.

 

 

 

Nella notte tra il 6 e il 7 luglio scorsi sono morti arrostiti in un rogo e intossicati a causa dei fumi, ovvero nel peggior modo possibile, sei anziani che risiedevano all’interno della “Casa di riposo per coniugi” di via dei Cinquecento a Milano. Altri 160 ospiti della struttura, di cui 81 sono stati ricoverati in ospedale, sono stati tratti in salvo dai vigili del fuoco, altrimenti sarebbero andati incontro alla medesima fine, ovvero sarebbero deceduti carbonizzati. La Rsa in questione è di proprietà del Comune di Milano, gestita dalla cooperativa Proges.

C’è un’indagine in corso, volta ad accertare le responsabilità. Le ipotesi di reato sono omicidio, lesioni colpose plurime e incendio, tra gli indagati anche il direttore del Welfare del Comune, Michele Petrelli, e il responsabile dell’area residenzialità anziani e persone con disabilità, Guido Gandino.
Lo sappiamo tutti: gli incidenti possono capitare. Tuttavia è doveroso chiedersi se questa tragedia avrebbe potuto essere evitata. Cosa non ha funzionato?

 

 

 

Gli impianti di sicurezza erano a norma, incluso quello della rilevazione del fumo? Sembra di no. Nella stanza da cui ha preso origine l’incendio erano presenti materiali che non avrebbero dovuto trovarsi lì. Per di più, quattro mesi prima stava per accadere quanto poi è avvenuto a luglio e pure in quel caso i rilevatori di fumo erano rimasti spenti, insomma non era scattato l’allarme. Per quale ragione, nonostante tale precedente, non è stato compiuto nulla affinché non si presentasse mai più una situazione simile?

Il sindaco Beppe Sala non si è tirato indietro, ha affermato che «se ci saranno responsabilità, chi ha sbagliato, compreso il Comune, dovrà pagare». E ha aggiunto che, per gli interventi di manutenzione della Rsa divorata dalle fiamme, l’amministrazione comunale aveva aperto un bando. Quando? L’anno scorso, addirittura. Sala specifica che si sa - «i tempi della pubblica amministrazione non sono veloci e, del resto, strutture che meritano interventi di manutenzione straordinaria sono tantissime in tutta Italia». Queste considerazioni, però, non costituiscono valide scusanti. Non ci convincono. Stadi fatto che sei anziani hanno perso la vita bruciati vivi o avvelenati dal fumo ed era noto che nella casa di riposo, di proprietà del Comune, non solo gli impianti di rilevazione erano fuori uso da mesi, ma altresì c’era già stato un pericolo di incendio. Possiamo concludere che questo evento terribile poteva e doveva essere evitato. Eppure è stata più forte l’indifferenza rispetto al senso del dovere. L’indifferenza che imperversa nei confronti degli anziani, ritenuti cittadini di serie b, un peso sociale, una zavorra, un impedimento, un rifiuto, qualcosa da dimenticare, da sistemare in un angolo e poi lasciare appassire. Qualche anno addietro fu proposto persino di togliere loro il diritto di voto, quindi il diritto ad essere rappresentati, dunque quello di esistere. Siamo di fronte ad un problema culturale, è la cultura ageista, che discrimina chi è canuto. Quale futuro per una società che maltratta i nonni? 

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