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Anziani morti nel rogo della Rsa, l'ultimo schiaffo: funerali deserti

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Enrico Paoli
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Persino il cielo si è commosso. Quel rovescio temporalesco, proprio durante la cerimonia in Duomo, sono state lacrime di pioggia. Che altro sennò? E pazienza per quel dicono i meteorologi, ci piace pensarla così. Solo che i milanesi, un po’ distratti e un po’ insensibili, prima hanno aperto l’ombrello, poi hanno girato l’angolo, evitando la Cattedrale. Lasciando ancora più soli coloro che «una disgrazia troppo incomprensibile», come ha sottolineato nella sua omelia l’arcivescovo, Mario Delpini, ha segnato nel profondo, aprendo una voragine nei loro affetti. Un vuoto enorme, insomma. Come vuota era la Chiesa. Talmente vuota da rendere tutto imbarazzante. Davvero ve ne siete scordati? Davvero non avete avuto il tempo per onorare queste vittime, queste persone? Difficile da comprendere, difficilissimo da accettare.

 

 

Il pensiero che questa assenza sia da legarsi all’età delle vittime, non solo sfiora la mente, ma sfregia il cuore, graffia la ragione. Perché ragione non c’è, non ci può essere. I nonni, dicono le analisi sociologiche, sono il vero Welfare di questo Paese. Sono loro, con mance e mancette, a sostenere nipoti e parenti vari in attesa, magari, del Reddito di Cittadinanza, più che del primo lavoro. Dovremmo fargli un monumento, invece finiamo per fargli un funerale, alzando gli occhi al cielo e svicolando dall’ingresso del Duomo. Partecipare alle esequie non era obbligatorio, ma c’era un obbligo morale, un prezzo da pagare all’ipocrisia dominante e alla noncuranza di chi finisce relegato in una Rsa. La coscienza sporca non è riuscita ad imporre un lavacro sacro. Cari Laura Blasek, Paola Castoldi, Mikhail Duci, Anna Maria Garzia, Loredana Labate e Nadia Rossi, perdonateci, tutti, sapevano bene quel che non abbiamo fatto. E cosi sia...
 

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