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Milano, la 60enne uccisa e tagliata in due. Il vicino di casa: "Perché l'ho fatto"

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L'ha uccisa con una coltellata alla gola, Domenico Livrieri, 46enne pluri-pregiudicato residente a Milano. Poi ha fatto a pezzi il cadavere della sua vicina Marta Di Nardo, 60 anni, e lo ha nascosto nel controsoffitto di casa sua.

L'uomo ha ammesso l'omicidio, ha spiegato di aver tagliato in due il corpo per poterlo nascondere meglio, e di aver agito per poter sottrarre il bancomat alla sua vittima. Si sarebbe dunque risolto così, nella notte, il giallo di via Pietro Da Cortona, zona Est di Milano, con la donna che era letteralmente sparita da due settimane. Ora Livrieri è in stato di fermo giudiziario con l'accusa di omicidio volontario a scopo di rapina, occultamento e vilipendio di cadavere aggravato dalla mutilazione. 

Un orrore consumatosi nel caseggiato Aler: Livrieri e Di Nardo intrattenevano una relazione da circa un mese. L'uomo, originario della Basilicata, aveva precedenti per violenza sessuale e sequestro di persona, soffre di problemi psichiatrici e come la vittima era in cura presso un Cps. Avrebbe agito per un movente economico, perché non sarebbe stato sostenuto finanziariamente dalla famiglia. "Non volevo ucciderla, sono dispiaciuto", ha detto spontaneamente ai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e della Compagnia di Milano Porta Monforte coordinati dal sostituto procuratore Leonardo Lesti. Entro lunedì dovrà comparire davanti alla Gip Alessandra Di Fazio per l'interrogatorio di convalida.

 

Venerdì i militari della Sezione investigazioni scientifiche hanno perquisito il suo appartamento. All'interno sono stati trovati il cellulare della vittima, tre carte prepagate delle Poste e un libretto postale intestati alla donna. Infine la macabra scoperta grazie ai rilievi del luminol: il cadavere della donna tagliato in due all'altezza della vita, nascosto all'interno di una sorta di botola-soppalco sopra la cucina piena di cianfrusaglie. La morte della 60enne secondo la prima ispezione cadaverica del medico legale sul corpo in avanzato stato di decomposizione sarebbe compatibile con un omicidio avvenuto in data prossima alla scomparsa della signora, lo scorso 4 ottobre, denunciata dal figlio, che non aveva rapporti assidui con la madre, soltanto il 17 ottobre.

Il giorno prima, secondo gli inquirenti, Livrieri avrebbe tentato di lasciare l'Italia, dall'aeroporto di Malpensa. Non ce l'avrebbe fatta per "mancanza di idonee fonti economiche". Si è "recato presso l'aeroporto di Malpensa, a bordo di un taxi, verosimilmente nel tentativo di allontanarsi dal territorio nazionale", scrive il pm. In occasione di quel viaggio si è disfatto del telefono per non farsi rintracciare, consegnandolo al tassista che lo ha portato in aeroporto come "pegno" per la corsa non pagata. A incastrarlo nelle ultime 96 ore l'analisi dei tabulati telefonici dai quali è emerso come, nel giorno della scomparsa, il telefono di Marta Di Nardo abbia avuto l'ultimo contatto alle 8.28 proprio con quello dell'indagato. Sarebbe stata lui a chiamarla: i due dispositivi si trovavano infatti nella stessa area di Milano, in via Pietro da Cortona. Da quel momento il cellulare della 60enne viene spento per riaccendersi solo dieci ore dopo - alle 18.38 - per 194 secondi in cui aggancia la cella di Milano in viale Argonne civico 11 ma senza generare traffico attivo e ricevendo invece due sms. Infine un'ultima volta la sera del 7 ottobre per poco più di un minuto. La custode del palazzo Aler ha raccontato ai carabinieri di aver visto la vittima l'ultima volta il 2 ottobre. L'indagato invece sarebbe stato notato più volte, a partire dal 9 ottobre, salire e scendere con delle valigie dall'appartamento della signora di cui possedeva le chiavi che ha raccontato di aver buttato in un luogo imprecisato. La portinaia gli avrebbe chiesto se la signora fosse tornata per sentirsi rispondere "no, però se torna vado io a curarla". 

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