A Milano spuntano questi cartelli: ultima vergogna a sinistra

di Giorgia Petanidomenica 29 giugno 2025
A Milano spuntano questi cartelli: ultima vergogna a sinistra
4' di lettura

I cartelli affissi nella notte tra il 24 e il 25 giugno in diverse zone di Milano con su scritto “Israeli not welcome”, ossia “Gli israeliani non sono i benvenuti”, sono stati rimossi, e il sindaco Sala, a quanto s’apprende, è in costante contatto con l’Ambasciata israeliana. I fermati sono sei ragazzi, tre donne e tre uomini. I giovani attivisti sono stati trovati con altro materiale pronto da affiggere. Nessuna improvvisazione da parte di chi ha organizzato il blitz notturno. Un chiaro sintomo della delicata situazione che Milano e molte altre città d’Italia stanno vivendo da quel maledetto 7 ottobre.

Il presidente della comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi, ha confidato di aver ricevuto la solidarietà di molti politici di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, ma messaggi di vicinanza sono arrivati anche da parte di esponenti di Azione e Italia Viva, oltre che da «tantissimi milanesi».

C’è chi, invece, soprattutto a sinistra, sembra far molta fatica a esprimere il proprio disappunto e a puntare il dito contro chi compie azioni di questo genere.
Per Meghnagi, la comunità ebraica, oltre alla paura, prova «disgusto e rabbia». In merito ai fatti di giovedì, il presidente si è detto certo che non possono essere stati solo dei minorenni a organizzare l’affissione dei cartelli, «è palese che si tratti di un’azione strutturata». Per Meghnagi, «è colpa di queste continue accuse mascherate da antisionismo che aizzano volutamente l’antisemitismo».

E per esserne certi «basta farsi un giro sui social per vedere cosa scrivono esponenti del PD e consiglieri dei vari municipi...». A risollevare l’umore del presidente sono però i cittadini «che fanno a gara per essere solidali». Un esempio: molte persone si sono aggregate spontaneamente per staccare i volantini che hanno invaso la città.
Ciò che «è fuor di dubbio, è che spiace non ricevere nemmeno un messaggio di solidarietà e vicinanza dalla sinistra, ma solo attacchi», conclude il presidente.

A prendere una posizione netta è stato invece il segretario di Azione Milano, Francesco Ascioti, per cui quanto accaduto giovedì a Milano «è di inqualificabile gravità l’affissione di cartelli che definiscono i cittadini israeliani e i cittadini italiani di origine ebraica come non benvenuti in città».

Secondo il segretario, si tratta di un «rigurgito di antisemitismo di stampo nazista, che ci riporta agli anni ’30 del secolo scorso, e come tale è inammissibile. Milano – continua – porta ancora le ferite sanguinanti del dramma della deportazione ed è essenziale che la risposta di tutta la comunità sia univoca nel condannare e nel perseguire gli esecutori materiali di questo crimine d’odio».

A intervenire nel dibattito anche il consigliere comunale di Azione, Daniele Nahum, che, oltre a lamentare un clima sempre più teso e intollerabile nella nostra città, spiega a Libero che nella seduta di Consiglio Comunale che si terrà lunedì tornerà a proporre, insieme a diversi colleghi (prima proposta a firma del consigliere di Forza Italia, Alessandro De Chirico), di svolgere una seduta speciale del Consiglio Comunale in un luogo ebraico per discutere il problema dell’antisemitismo in città.
«Fino ad ora, non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Non capisco davvero l’imbarazzo e reitererò la richiesta al prossimo Consiglio Comunale, perché le istituzioni cittadine devono dare un segnale forte contro l’antisemitismo».

Amarezza anche da parte di Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica. «L’indifferenza del sindaco all’antisemitismo che stiamo vivendo inizia a diventare un problema sempre più serio. Eppure lo ricordo al Memoriale della Shoah vicino alla scritta “Indifferenza” che Liliana Segre ha fortemente voluto che campeggiasse all’ingresso. Ha dimenticato il significato di quella parola? Pare proprio di sì», tuona Romano, secondo cui, oggi «quando sempre più ebrei vengono aggrediti verbalmente e fisicamente, lo vediamo voltarsi dall’altra parte con indifferenza».

E ancora: «Cosa devo dire a una madre i cui due figli sono stati aggrediti in quanto ebrei che mi mostra la foto del sindaco con le calze recanti l’immagine di Che Guevara? Trova tempo per le calze comuniste e non per fare qualcosa per sostenere i cittadini milanesi di religione ebraica sotto attacco?», conclude Romano.
A essere preoccupato del clima di antisemitismo che si respira nel nostro Paese è anche Pietro Balzano, fondatore dell’iniziativa “Vogliamo Studiare”, per cui i cartelli affissi in questi giorni sono solo l’ennesimo «punto di un escalation di odio antisemita che continua a peggiorare».

Per Balzano, oltre a rievocare gli anni più bui della storia italiana ed europea, «questi gesti sempre più eclatanti e che restano sempre impuniti, non solo per le strade ma anche in università, mi fanno estremamente paura per quello che può succedere in futuro: gli israeliani continueranno ovviamente a passare in Italia e temo che questi estremisti inizieranno ad agire violentemente come mi è successo nell’università di Torino».

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