Beppe Sala marcato a uomo, caos in giunta: cosa sta succedendo

di Massimo Sanvitolunedì 28 luglio 2025
Beppe Sala marcato a uomo, caos in giunta: cosa sta succedendo
4' di lettura

Azione contro i Verdi, che sono contro i riformisti del Pd, che sono contro i massimalisti del Pd, che sono contro Azione. Una ruota che gira, un cerchio che si chiude. È tutti contro tutti, a Milano, all’interno di ciò che resta della maggioranza di centrosinistra che sostiene - davvero? - Beppe Sala. Dallo stadio al prossimo Piano di governo del territorio, dall’assessorato all’Urbanistica vacante al superconsulente che faccia da garante, fino agli spazi di manovra da concedere al sindaco.

In questo senso, la strada tracciata dal Partito democratico coi famosi “tavoli di confronto” - ne fanno praticamente uno al giorno - è chiara: marcare a uomo Sala, h24, per avere un rendiconto sempre aggiornato. Sarà un anno e mezzo molto duro per Beppe: l’indipendenza è finita. L’idea di tutti i partiti - Pd, Avs, Azione e Italia Viva, che ieri si sono ritrovati coi loro rispettivi segretari locali in videoconferenza - è quella di avere al più presto dalla giunta un cronoprogramma con le priorità da affrontare da oggi a fine mandato. Ed è qui che sorgono le criticità.

[[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43514335]]

Prendiamo lo stadio: lo slittamento a settembre della delibera per la vendita a Inter e Milan del Meazza e delle aree limitrofe per la costruzione del nuovo impianto (operazione da 197 milioni di euro) è il sintomo inequivocabile di una malattia mortale per un’amministrazione, ovvero l’immobilismo. Il problema è solo rinviato. Facendo due calcoli, infatti, almeno sei elementi (tre Verdi, due piddini e un membro del Gruppo Misto ex della Lista Sala) considerano come fumo negli occhi la cessione di San Siro e un altro (sempre del Pd) è pronto ad accodarsi. Ammesso che l’opposizione voti “no” compatta alla delibera, basterebbe un solo altro voto contrario di un consigliere di centrosinistra per mandare sotto la maggioranza. E a quel punto Beppe Sala, che infatti le sta provando tutte coi vertici del Pd per blindarsi sullo stadio ed evitare il fuoco amico, dovrebbe giocoforza dimettersi. Quanto al Pgt, che l’ormai ex assessore Tancredi voleva portare in aula a inizio 2026, si andrà molto probabilmente al 2027.

[[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43514688]]

Ovvero nell’anno cruciale delle elezioni. E il motivo è presto detto: la quadra, per il successore, verrà trovata (forse) a settembre. Troppi i veti incrociati, dai Verdi che vorrebbero un politico per azzerare il consumo di suolo ai più moderati che invece proseguirebbero sulla linea dello sviluppo. Palazzo Marino, intanto, ha collezionato parecchi “no” durante la prima ricerca dell’uomo (o della donna) giusto- della serie: dopo tutto questo caos chi ha voglia mettere mano all’urbanistica milanese? - ma una cosa è certa: ad affiancarlo ci sarà un superconsulente, il nome che circola è quello dell’ex colonnello della Guardia di Finanza Federico D’Andrea, che potrebbe già essere ufficializzato durante la settimana che sta per cominciare. Tutta la coalizione, stando a quanto filtra, avrebbe benedetto questa nomina. Si vedrà. Venendo al cuore della vicenda, ovvero il futuro di Milano, le nubi sono tante. E non accennano a diradarsi. Le continue riunioni tra le varie anime del centrosinistra milanese, formalmente orientate a una ripresa, stanno portando alla paralisi. I comunicati del Pd, non a caso, sono sterili copia e incolla che dicono tutto e dicono niente.

«Anche nell’incontro odierno (ieri, ndr), il clima è stato come sempre sereno, improntato allo scambio e al confronto positivo sul futuro della città. Siamo tutti convinti dell’importanza di questo passaggio per Milano e di quanto sia fondamentale che il centrosinistra lo affronti in modo unitario», si leggeva nella nota diramata ieri dal segretario metropolitano Alessandro Capelli. E ancora: «Come Partito democratico sappiamo di avere anche la responsabilità di lavorare per rafforzare la coalizione e di investire su un metodo unitario. Anche per questo crediamo che questo sia il momento delle scelte condivise, prendendoci insieme il tempo necessario». Su stadio, Pgt e sblocco dei cantieri (ci sono solo quattromila famiglie sospese...) - ovvero le partite fondamentali - non un parola. Al contrario, ne fa menzione Azione, col segretario cittadino Francesco Ascioti: «Il confronto è tutto incentrato sui temi ed è un esercizio straordinario perché la discussione su cosa serve alla nostra città è la cosa più importante. L’obiettivo è quello di identificare e consolidare una comune visione sulle questioni salienti relative al futuro di Milano. Le nostre proposte, dallo stadio allo sblocco dei cantieri sono note e le continueremo a sostenere con coraggio, fiducia e senso di responsabilità». I Verdi, che dopo il boom alle ultime Europee sgomitano e non poco, hanno già fatto intendere che no pasaràn. Giusto per capire che aria tira sotto lo sguardo sconsolato della Madonnina. Intanto Stefano Boeri si discolpa: «Io, vittima di messaggi fuori contesto. Sono un architetto, non un cementificatore...».

ti potrebbero interessare

altri articoli di Milano