La Lega apre la campagna elettorale di Milano in Galleria, nel cuore della città. Una scelta non casuale, visto che la location si trova a pochi passi da Palazzo Marino, nella bufera per l’inchiesta sull’urbanistica. Una carta che, però, Matteo Salvini non sembra voler giocare: «Sono tutti innocenti fino a prova contraria», spiega il vicepremier, «però da milanese sono preoccupato, perché vedo una città ferma e che rischia di restarlo per altri due anni». E così la Lega ha messo in piedi un incontro «che ho chiesto non fosse solo tra leghistidi quelli ne faccio a centinaia -, ma una serata di ascolto delle forze pulsanti della città. Voglio sentire le loro idee per iniziare a costruire il programma». Sul tema torneremo tra poco, ma è chiaro che la grande attesa era per capire qualcosa sul nome del candidato. Una scelta importante («cinque anni fa abbiamo sbagliato, dando l’impressione di aver scelto senza troppa convinzione», ammette Matteo), da ponderare e condividere con gli alleati.
Di nomi ne sono già usciti, ma ieri tutta l’attenzione era puntata su Ferruccio Resta, ex rettore del Politecnico, oggi alla guida della Fondazione dell’Ateneo. Lui da abile stratega ha giocato a nascondino, dando perfino l’impressione di volersi chiamare fuori quando ha spiegato: «Non voglio e non vorrò le chiavi della città». Parla di giovani e tecnologia, ma aggiunge sibillino: «Dare consigli al candidato sindaco? Le consulenze non si fanno gratis...». Tradotto: la partita è appena iniziata, per scoprire le carte c’è tempo. Sul suo nome si vocifera di un accordo di massima già chiuso con Lega e Forza Italia, al quale manca solo il “sì” di Fratelli d’Italia che va convinta. Anche per questo ieri nessuno - lui per primo non si è sbilanciato. Salvini ha spiegato che «il nome potrebbe anche essere in questa sala. Civico o politico non importa. Quello che conta è che sia competitivo. Ci sono tante persone che amano Milano». Idem Massimiliano Romeo, segretario lombardo del Carroccio: «Quello di Resta è uno dei nomi che hanno un profilo interessante per poter affrontare la sfida. Ma ce ne sono diversi». Salvini e Romeo concordano anche su un’altra cosa: «Il candidato va trovato al più presto».
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Oltre al danno, la beffa. Il Comune di Milano, già azzoppato nella sua giunta dall’inchiesta sull’urb...Poi c’è il capitolo alleanze. Forza Italia da tempo spinge per un allargamento al centro, verso Azione. E la Lega? Salvini ieri non ha detto no: «Se uno sposa i valori del centrodestra, possiamo parlarne. Certo - aggiunge-, se uno sta ancora sostenendo questa giunta, la vedo difficile possa cambiare campo, ma la Lega non chiude le porte». Una posizione rafforzata anche da Romeo: «Se vogliamo essere competitivi a Milano abbiamo bisogno di recuperare quella parte di elettorato che il centrodestra con fatica riesce a portare dalla propria parte». A propositi di alleanze e di centrodestra, ai più attenti non è sfuggito il fatto che l’unico “politico” sul palco oltre a Salvini sia stato Geronimo la Russa, primogenito del presidente del Senato Ignazio, che è il vero king maker della politica milanese per Fdi. Un modo per saldare l’alleanza con il partito della premier. Geronimo, fresco di nomina alla presidenza nazionale dell’Aci, ha fatto a fette le politiche green di Sala: «La strategia sulla mobilità a Milano va riscritta completamente. La guerra alle auto della sinistra si è trasformata in un boomerang».
Nella serata, però, si è parlato soprattutto di Milano e tutti hanno detto la stessa cosa: «Milano non può fermarsi, perché sarebbero guai per tutto il Paese». Una preoccupazione messa in parole soprattutto da Matteo Salvini: «Sala deve capire se può andare avanti con i suoi progetti oppure no. Si faccia un esame di coscienza. La città non può permettersi due annidi immobilismo. E lo dico prosegue Salvini - soprattutto per le migliaia di famiglie che non sanno cosa ne sarà dei propri risparmi (investiti nelle case finite al centro dell’inchiesta, ndr). La mia impressione è che negli ultimi anni Sala si sia chiuso nel palazzo, non vada in giro, non ascolti, sia un po’ insofferente. Certo - ammette Salvini - sarà preoccupato per le inchieste, ma io penso che sarebbe meglio per tutti andare a votare la prossima primavera e non aspettare fino al 2027». Infine indica le tre priorità della Lega per una Milano di centrodestra: «Innanzitutto bisogna tornare ad ascoltare la città e ridarle sicurezza: ci sono scene di violenza che si verificano alle 10 del mattino in pieno centro. Sala ha tremila agenti, li metta in strada. La seconda cosa è contenere il costo della vita. Milano non può essere una città solo per milionari. E poi va rivista la politica ambientale e la viabilità».