Lo stadio di San Siro passa di proprietà, ma la Procura si sta già muovendo. È stato firmato questa mattina, mercoledì 5 novembre, il rogito che prevede la vendita dello stadio e delle aree limitrofe da parte del Comune di Milano a Inter e Milan. La firma del rogito fa seguito alla delibera di vendita approvata dal Consiglio comunale lo scorso 29 settembre. Il prezzo di vendita di stadio e aree è di 197 milioni di euro. Sulla compravendita dello stadio, per il quale è previsto oggi il rogito notarile, la Procura di Milano sta già indagando per turbativa d'asta. Proprio questa mattina è stato sentito dai pm Paolo Filippini, Giovanna Cavalleri e Giovanni Polizzi il promotore Claudio Trotta, tra i fondatori del comitato Sì Meazza. In una lettera aperta al sindaco, Trotta aveva rivelato che insieme ad altri operatori dello spettacolo dal vivo avrebbero voluto fare una offerta per lo stadio ma che era stato impossibile partecipare al bando del Comune per le tempistiche troppo strette.
Trotta, incrociato al palazzo di Giustizia, è stato sentito come testimone in quanto assieme all'ex assessore e negli anni '80 vicesindaco di Milano Luigi Corbani è uno dei fondatori de 'Il Comitato Sì Meazza nato per salvaguardare ed eventualmente ammodernare la struttura e recuperare a verde l'area circostante. Il promotore musicale, convinto che San Siro possa essere polifunzionale, già nel 2019, come lui stesso ha raccontato, era intervenuto sulla vicenda con la proposta di un bando internazionale per la ristrutturazione e la futura gestione dello stadio dopo la fine della nel 2030. Il progetto aveva tre punti principali: "abbandonare il terzo anello e fare una struttura portante e di apribili" per usare lo Stadio "365 giorni all'anno" in modo da migliorare "l'acustica sia per chi è dentro che per chi abita fuori".
Vendita di San Siro, il finale si avvicina. Sarebbe pure l’ora...
Forse ci siamo. Dopo una tarantella durata quasi sei anni (arrotondiamo per difetto) la barzelletta dello stadio di San ...Installare "un prato retrattile" per consentire un giorno una partita di rugby, un altro giorno un concerto e così via. Il terzo punto è "il miglioramento dei servizi per pubblico. Nessuna necessità di aumentare gli spazi aziendali" ossia quelli per i club. L'imprenditore nel campo musicale aveva portato il general manager della Asm Global, dal sindaco Giuseppe Sala e dal dg di Palazzo Marino Christian Malangone. Gli avevamo "detto vogliamo un bando pubblico e noi parteciperemo per la ristrutturazione e la gestione futura con o senza le due squadre' e ciò significava che lo stadio poteva stare in piedi comunque con o senza il calcio". Un piano messo nero su bianco anche in una lettera pubblica al primo cittadino Il quale, ha invece "fatto un avviso di interesse pubblico che non era un bando e si parlava di una area per fare un'operazione immobiliare".
Per le tempistiche, 37 giorni dalla pubblicazione il 24 marzo scorso fino al 30 aprile, giorno della chiusura, e per le modalità che riguardavano non solo lo stadio ma anche le aree circostanti, quell'avviso di interesse pubblico per San Siro, predisposto dal Comune di Milano, era già ritagliato su "un'operazione di speculazione immobiliare" con cui, in sostanza, tagliare fuori altri partecipanti che potevano avere altre proposte. È questo il senso della testimonianza, resa oggi davanti ai pm, del promotore Claudio Trotta, sentito come persona informata sui fatti nell'inchiesta per turbativa d'asta sulla vendita del Mezza.




